Linguaggiodei segni Parla l’artista che si è esibito a Sanremo di Giuseppe Fumagalli
«ILLEADERDELLEVIBRAZIONIMIHACHIAMATODOPOAVERMIVISTOSUYOUTUBE: SUBITOHO PENSATOAUNOSCHERZO», DICEMAUROIANDOLO. «QUANDOERO BAMBINOINTERPRETAVO LECANZONIPERMAMMAEPAPÀ». EQUISPIEGACOM’ÈDIVENTATOUNLAVOROUTILEATANTI
Il suo nome non era nella lista dei big né in quella delle nuove proposte. Eppure Mauro Iandolo è stato uno dei protagonisti di Saremo 2020. Trentasette anni, originario di Nettuno ( Roma), Mauro è arrivato sul palco accanto a Francesco Sarcina come quinto elemento della band Le Vibrazioni. Inmodo del tutto suo, anche lui ha cantato Dov’è, ha dato un contributo decisivo per tenerla nelle prime posizioni e farla finire al quarto posto in classifica generale. Lo ha fatto a suon di gesti, coi movimenti delle sue mani e del suo corpo, con le espressioni del suo sguardo e la mimica del suo volto.
La sua è stata come una danza provata e riprovata quasi un mese per trasferire ogni sfumatura di musica e parole negli occhi di chi non può sentire. E la cosa gli è riuscita così bene che, cantando per i non udenti, è riuscito a incantare tutti. Dimostrando che la lingua dei segni ( Lis), al pari di qualsiasi altro linguaggio, è in grado di generare arte, bellezza, poesia.
«È nato tutto per caso», spiega Mauro. «Francesco Sarcina aveva visto su YouTube la mia interpretazione di una canzone attraverso la lingua dei segni, era rimasto colpito e mi ha chiamato». Il cantante delle Vibrazioni aveva già le idee molto chiare. Forse troppo. Ha parlato subito di Sanremo e per poco non s’è fatto sbattere il telefono in faccia. «Mettetevi nei miei panni», riprendeMauro, «era il 9 gennaio, giorno delmio compleanno, mi chiama uno che dice di essere il
leader di un gruppo famoso e mi invita a suonare sul palco del Festival. E io cosa dovevo pensare? Ero sicuro che fosse unaa presa in giro. E nemmeno trop ppo divertente.
Poi Francesc o è stato così insistente da fa armi superare ogni diffidenz za. Ho capito che faceva su ul serio e ho accettato». Il primo passo è stato farsi inviare la canzone,c ragionare su musicam e testo, e mett tersi al lavoro. «È la mia pas - sione, lo faccio o sin da piccolo» , racconta Mau ro. «Sono figlio di genitori sordomuti, ho detto per la prima volta “mamma” a gesti e ho imparato a esprimermi nella lingua dei d segni prima che in italia ano. Quando ero bambino mi divertivo a interpretare canz zoni e mi esibivo in casa per r mio papà e mia mamma a. Da allora non ho mai smmesso». Eseguire un brano musicale per non udenti è qualcosa di più di una semplice comunicazione da telegiornale. Non basta essere interpreti ma bisogna essere veri e propri performer. Occorre un bagaglio artistico che Mauro ha cominciato ad accumulare studiando danza e teatro, fino a essere riconosciuto come docente a Ca’ Foscari a Venezia e all’Istituto Statale Sordi di Roma. «Non avrei mai pensato di arrivare a Sanremo», riprende, «ma più ascoltavo Dov’è, più mi piaceva per il suo continuo richiamo alla vita, al bisogno di rimettersi in gioco, di ritrovare la gioia dopo momenti bui. Sembrava fatta apposta per la lingua dei segni».
Dopo una settimana l’interprete ha
chiesto di confrontarsi con Roberto Casalino, autore della canzone, per esser sicuro d’aver reso il corretto significato del brano. E quando ha avuto l’ok, ha raggiunto Le Vibrazioni a Milano per la prima prova. «Ci siamo capiti al volo», dice. «La mia doveva essere a tutti gli effetti una rappresentazione artistica, per rendere visivo il pezzo. Su questa base la nostra collaborazione è stata un continuo crescendo. I sordi percepiscono le vibrazioni di basso e batteria e tutto quello che ho fatto è stato finalizzato alla comunicazione colmio corpo per presentare intenzione, estensione e musicalità data dalla voce di Francesco. Quindi se Francesco teneva una nota in estensione io dovevo estendere il segno per trasmettere a chi non sente questo aspetto della musicalità».
Sanremo è stato un successo e Mauro ora spera che l’onda lunga delFestival produca effetti positivi sulla diffusione della Lis.
«Una convenzione Onu considera la lingua dei segni un idioma a tutti gli effetti, con la sua struttura sintattica, morfologica e grammaticale. Ma in Italia siamo rimasti indietro, siamo ancora vittime del pregiudizio secondo cui il segno uccide la parola. E invece è dimostrato il contrario. La lingua dei segni mette in comunicazione l’emisfero del linguaggio e quello del movimento e permette a un numero crescente di sordi traguardi importanti in tutti i settori. Come Sean Forbes, detto il deaf rapper, il rapper sordo, prodotto da Eminem, che canta sia a voce che nella lingua dei segni».