Come farà Luca Zaia a chiedere scusa ai cinesi?
Nei giorni scorsi, il presidente della Regione Veneto (altrimenti detto governatore, per chi crede che viviamo nel South Carolina) ha sostenuto che da noi il Coronavirus avrà vita meno facile «perché lo sanno tutti che in Cina mangiano topi vivi». Stupito dalle reazioni negative, Luca Zaia ha dapprima minimizzato, poi detto che era stato frainteso, infine – realizzato il danno economico che ne avrebbero tratto la sua Regione e l’Italia intera, e timoroso di dover rinunciare al parrucchiere da cui si fa regolare le basette – ha deciso di scusarsi. Ha così chiesto consiglio al presidente della Lombardia, Attilio Fontana, il quale però stava ancora cercando di capire come infilare la mascherina senza strozzarsi, e non gli ha ancora risposto. L’operazione simpatia è comunque partita e al momento prevede:
1) Ripubblicazione del tweet in cui Zaia medesimo ricordava che i veneti durante la Prima guerra mondiale erano così affamati che mangiavano topi morti, stavolta con la didascalia «non dire ratto, finché non l’hai nel sacco»;
2) Rimodulazione dei tributi per i centri massaggi cinesi con creazione di apposita «Flat sex area»; 3) Ridenominazione dell’aeroporto Marco Polo di Venezia in Aeroporto Xi Jinping; 4) Apertura straordinaria dell’Arena di Verona solo per rappresentare la Madama Butterfly (che si svolge in Giappone, ma tanto per Zaia sono tutti uguali); 5) Battuta per par condicio anche sugli americani («Lo sanno tutti che negli Usa mangiano cani bollenti»). In questomodo, il Veneto dovrebbe essere raso al suolo entro martedì prossimo, in modo che lo acquistino i cinesi e si gestiscano da soli l’emergenza sanitaria. A me sembra un piano perfetto.