Anche di fronte allo tsunami economico e sociale del Coronavirus, giocare può essere utile perché aiuta a crescere. ADAREUNCALCIO ALLA PAURA?
C ome diceva Paolo Borsellino, «chi ha paura, muore ogni giorno, chi non ha paura, muore una volta sola». Allora, prima che la paura del Coronavirus diventi panico, bisogna imparare a “prendere a calci” la paura. E non soltanto la paura del Coronavirus, ma tutte le paure. E visto che gli italiani sono così appassionati al gioco del pallone da mal sopportare la chiusura degli stadi a causa del Covid-19, la Fondazione Movimento Bambino Onlus ha pensato bene di creare un gioco. L’idea è stata quella di sperimentare un’applicazione virtuale che inserisce in un pallone le forme del Coronavirus. Un gioco che utilizza il pallone per fare un “gol” contro le paure (non solo quella del Coronavirus mma anche il bullismo, iil razzismo, la ssolitudine, ll’esclusione, la ffrantumazione della ffamiglia e il degrado ddell’ambiente ffamiliare,educativo, nnaturale e sociale) e iinduce, soprattutto nnei minori, l’esercizio ddella resilienza. Ovvero la capacitàpacità di «rifarsi dopo un danno, per poi riuscire a riorganizzare la propria vita».
E, in più, ha un ruolo formativo per i minori, nello sviluppo della loro capacità di conoscere, ricercare, gioire, socializzare e costruire armonicamente i vari aspetti della loro personalità. Peraltro, oltre a essere un diritto, sancito dall’art. 31 dei Diritti dell’Infanzia, il gioco, così come sosteneva Maria Montessori, «è il lavoro di crescere del bambino e ricopre una decisiva funzione nel suo sviluppo cognitivo, motorio, emotivo, sociale e nella la costruzione della sua personalità».