Oggi

Per una volta Corona rispetta le regole

MILANO È IRRICONOSC­IBILE, MA ANCHE IL PROTAGONIS­TA DELLAMOVID­AANNI 2000NONSCH­ERZA. DOPOAVER OTTENUTOGL­I ARRESTI DOMICILIAR­I FABRIZIOFA­QUEL CHE DICONO I GIUDICI. PUR DI NON TORNARE DIETRO LE SBARRE

- di Giuseppe Fumagalli Milano, marzo

Qualcuno lo ha ribattezza­to il Corona buono. E ci mancherebb­e altro. Fabrizio, rispetto al cattivissi­mo virus arrivato dalla Cina, buono lo è davvero. Ma adesso sembra esser diventato buono anche rispetto a se stesso, alla sua fama di ragazzacci­o trasgressi­vo, irrequieto, insofferen­te a ogni tipo di regola, capace di tirarsi sul gobbo arresti, e condanne per 14 anni. La porta girevole che negli anni scorsi lo ha fatto uscire e rientrare in carcere per due volte, a dicembre per la terza volta si è riaperta. Ivano Chiesa, suo avvoca

to, ha convinto i giudici a concedere gli arresti domiciliar­i e questa volta Fabrizio non sembra intenziona­to a sgarrare. Il che è comprensib­ile. Deve scontare ancora quattro anni e avendo provato la durezza della vita carceraria farà di tutto per rimanere nell’elegante residence di via Manzoni dove abita da dicembre. È a due passi dal teatro alla Scala, dispone di piscina e palestra e in più non paga una lira, perché tutto è offerto dalla Atena, la società con cui collabora per l’organizzaz­ione di eventi. Fabrizio esce di casa ma lo fa nel pieno rispetto delle disposizio­ni dei magistrati: solo a giorni alterni e unicamente per raggiunger­e un istituto, dove medici e psicologi lo aiutano a scacciare i fantasmi del suo passato di tossicodip­ente. Di quei tempi gli è rimasto solo un vecchio vizio. Esser servito e riverito. Così, mentre completa un allenament­o sotto gli occhi del preparator­e, arriva l’autista che parcheggia sotto casa e corre al bar per fargli preparare una spremuta d’arancia.

HA UN ABBIGLIAME­NTO DA GIOVANE RAPPER

Quando lo chauffeur esce dal locale con un bicchieron­e in mano, Fabrizio è in strada che lo attende. È sceso di corsa, ha i capelli ancora sudati, è vestito come un giovane rapper, in bermuda, felpa con cappuccio, occhiali scuri. Unico indizio dell’età reale (45) è la barbetta sale e pepe. Assetato e bisognoso di reintegrar­e liquidi, sali e vitamine, si fa consegnare il beverone. Queste foto sono state scattate quando già erano sconsiglia­ti i contatti, ma prima delle misure più rigide. Così stringe lamano a un uomo che lo ha riconosciu­to, simette inposa perun selfie, riconosce i fotografi, per scherzo li paparazza col telefonino, sale in auto e parte. La prima tappa è in un istituto in zona Lambrate dove rimane per circa tre quarti d’ora. La fermata successiva è all’ospedale di Bollate e dura una quindicina di minuti. Il tempo è scaduto, è ora di tornare verso casa. Fabrizio, protagonis­ta dellamovid­aAnni 2000, attraversa una città morta, dove tutti vivono la sua stessa condizione, costretti in casa, come detenuti agli arresti domiciliar­i. Forse, anche per questo, ora gli riesce più tollerabil­e la prigionia domestica. Un giorno il Corona cattivo passerà. Vedremo se rimarrà quello buono.

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Gli anni passano e il grigio avanza
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Il figlioCarl­os spesso va a trovarlo

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