Oggi

Il nostro trionfo negli Usa con l’Italia nel cuore

«ABBIAMOF ATTOSOLD OUTOVUNQUE », RACCONTANO. «A FAREI L TIFO PERNO I, C’ ERA ANCHE PRISCILLA P RE S LE Y. MA QUANTO CI MANCAVA PANE E MORTADELLA ...»

- di Dea Verna

Hanno registrato il tutto esaurito al Radio City Music Hall di New York e al Microsoft Theatre di Los Angeles. Da gennaio fino ai primi di marzo i tre ragazzi del Volo, Piero Barone, Gianluca Ginoble e Ignazio Boschetto, hanno fatto il botto negli Stati Uniti e in Canada. Poi, a interrompe­re la fortunata tournée, l’emergenza Coronaviru­s: i cantanti hanno annullato le ultime tre date previste e sono tornati di corsa in Italia, prima che fossero interrotti i voli per Europa. «Quando eravamo in America non realizzava­mo a pieno cosa stava succedendo in Italia», spiega Piero Barone, che parla a nome di tutti e tre. «In quelle settimane tra un concerto e l’altro abbiamo incontrato decine di migliaia di persone. Per questo, tornati a casa, ci siamo messi in isolamento volontario. Ora sono a casa mia, a Naro, in Sicilia. Passerò la mia quarantena senza vedere genitori

e nonni, per proteggerl­i».

La cosa più bella che vi è successa in questo tour americano? «I fan di Chicago che ci aspettavan­o al gelo sotto il nostro albergo, con una temperatur­a di -19 gradi. Ci hanno commosso».

Gli incontri che non dimentiche­rete?

«Placido Domingo che prima del concerto di New York è venuto a fare i vocalizzi nel nostro camerino».

Altri?

«Priscilla Presley è venuta a salutarci a Los Angeles. L’abbiamo conosciuta otto anni fa, ai tempi del tour con Barbra Streisand. Eravamo andati nel salone del parrucchie­re della Streisand a farci tagliare i capelli, Priscilla era lì e ci ha chiesto: “Ma voi siete i ragazzi delVolo?”. Da lì è nata una collaboraz­ione profession­ale, ma soprattutt­o una grande amicizia».

Come vi spostavate?

«Giravamo da uno Stato all’altro con un autobus enorme, con 12 letti, un salotto, una cucina e la Playstatio­n».

Chi cucinava per tutti?

«Ignazio, che è stato abituato fin da piccolo a prepararsi da mangiare e non si rassegnava alla cucina ame

A NEW YORK PLACIDO DOMINGO È VENUTO A FARE I VOCALIZZI CON NOI INCAMERINO. ACHICAGO I FANCI ASPETTAVAN­O SOTTO L’ ALBERGO AL GELO, A -19 GRADI

ricana. Io non so neanchee scaldare il latte. La prima cosa che farò, appena possibile, saranno le lezioni di cucina».

Ogni tanto avete ceduto a qualche schifezza ipercalori­ca americana? «Io e Gianluca andavamo pazzi per le barrette al burro di arachidi e cioccolato. E una volta a settimana andavamo tutti in un fast food a mangiare hamburger e patate dolci fritte. Poi però ci allenavamo. Io andavo a correre, mi piace esplorare le città americane correndo».

Il più casinista di voi?

«Ignazio! Dimenticav­a tutto, per esempio il rasoio nell’hotel di Toronto; se lo è fatto spedire poi a Boston».

Era difficile realizzare la gravità di ciò che succedeva in Italia. «Siamo venuti qui a gennaio, quando l’emergenza non era ancora iniziata. Sentivamo i nostri familiari ogni due giorni e ci dicevano: “Quando tornerete vi renderete conto”. È triste non poterli riabbracci­arli subito, ma è saggio stare due settimane in casa, prima di andare a trovarli».

Cosa vi scrivono fan e amici? «Cercano di trovare i lati positivi. Gli amici di Gianluca, per esempio, gli scrivono che stanno riscoprend­o il bello di stare in famiglia. Abbiamo fiducia in chi gestisce il nostro Paese».

Cosa vi mancava dell’Italia? «C’è chi come Gianluca è più abituato a stare lunghi periodi lontano da casa. A me, che vivo tra la Sicilia e Bologna, mancava passeggiar­e in centro, andare dal fruttivend­olo, mangiare pane e mortadella. A settembre cominciamo il tour italiano: il 30 e 31 agosto saremo all’Arena di Verona, il 4 e 5 settembre al Teatro Antico di Taormina. L’America è fantastica, ma non vivrei mai fuori dall’Italia».

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