Amadeus «La nostra vita da reclusi in casa» di Umberto Brindani
IL PRESENTATORE E LA MOGLI ESEGUONO LE INDICAZIONI DEL GOVERNO. E LUI DICE :« FIDATE VIDI CHI È IN PRIMA LINEA NEGLI OSPEDALI. HO AMICI MEDICI, ALCUNI CONTAGIATI, CHE MI PREGANO DI CHIEDERE A TUTTI DI RISPETTARE LE REGOLE ». E SUL MÉNAGE DA “QUARANTENA” SVELA: «FA TUTTOMIAMOGLIE. IO? RIFACCIOI LETTI»
Amadeus è in questo momento il più popolare e amato tra i conduttori televisivi. Reduce dal Sanremo dei record, ogni giorno in tv con I Soliti ignoti (di cui ora vanno in onda le repliche), è stato scelto dal governo per una serie di spot sui comportamenti corretti da tenere contro il coronavirus. Ma lui, il normal one dello spettacolo italiano, come sta vivendo questi drammatici giorni? «Sto chiuso in casa, come il 99 virgola 9 per cento degli italiani, cioè tutti coloro che hanno capito che così bisogna fare. Se esco è solo per andare al supermercato qui vicino a comprare il pane, o l’acqua, le cose basiche per vivere».
Tu e la tua famiglia abitate a Milano. Dove siete ora?
«A Roma, nella nostra casa romana. Io, Giovanna e nostro figlio José siamo andati via da Milano intorno al 20 febbraio, perché io dovevo registrare I soliti ignoti: da allora non ci siamo più mossi. E da diversi giorni siamo proprio blindati in casa: credo che sarà così ancora per qualche settimana».
Come l’ha presa il piccolo José? «Be’, capisce bene cosa sta succedendo. Certo, è dispiaciuto perché non vede gli amici, la scuola è sospesa... Lui è nei Pulcini dell’Inter ma anche il calcio ovviamente si è fermato».
Giocate insieme?
«Eh sì. Sempre all’immancabile pal
lone, naturalmente: tiriamo due calci nel piccolo giardino che abbiamo. Oppure si gioca a carte, si guarda un film o qualche serie tv. E poi José fa i compiti, perché ha due collegamenti on line al giorno con la scuola».
E tua moglie Giovanna? «Intanto gli sta appresso proprio per fargli fare i compiti, altrimenti lui rallenta, diciamo così. L’addetta ai compiti è lei, se lo facessi io combinerei guai. Sarebbe José a spiegare a me le cose!».
Chi cucina? «Giovanna. Io no. Come dice lei, non sono capace di fare niente. Posso dare una mano ad apparecchiare, ogni tanto dico “Lavo i piatti”, giusto per fare qualcosa. Faccio i letti la mattina. Sai, le attività tipiche di chi non sa fare nulla. Le cose “da militare”...».
Tu sei un famoso ipocondriaco... «Sì!».
E come vivi questa situazione? Quanta paura hai?
«Ho paura. Non mi vergogno a dirlo. Tant’è che ho voluto fortemente bloccare le registrazioni de I Soliti ignoti. Hai a che fare con dieci persone che arrivano da fuori, il concorrente, il parente misterioso... Ritengo che la semplice autocertificazione non sia sufficiente per garantire la tranquillità di tutto lo studio, delle tante persone che ci lavorano, me compreso. E poi, insomma, questo è un gioco, un momento di allegria, non c’è la necessità di andare avanti a tutti i costi».
Hai un’idea su quando riprenderete a lavorare?
«Non lo sappiamo e non possiamo saperlo. Del resto, la Cina ci sta insegnando che ci vuole tempo. Mi ricordo che, mentre facevo Sanremo, la mattina guardavo il tg dall’albergo e vedevo loro in condizioni disperate. Erano i primi di febbraio: cominciano a uscirne adesso, dopo ben più di un mese. Mia figlia Alice sta in Spagna e mi ha appena chiamato: “Papà, anche qui stanno chiudendo tutto”. Gli spagnoli, ma non solo loro, osservano ciò che sta capitando a noi e cercano di varare le contromisure. La diffusione di questo virus è talmente veloce che se aspetti una settimana potrebbe essere tardi».
Approfitti di questo tempo sospeso per fare progetti in campo lavorativo?
«Sanremo è finito poco più di unmese fa e non mi ero ancora fermato.
Ho cominciato subito a registrare, poi è arrivato il Coronavirus... Ora forse posso immaginare di ricaricarmi mentalmente, farmi venire delle idee, ma non c’è nessun progetto in ballo. Siamo in emergenza, l’obiettivo adesso è mettere tutto in sicurezza e uscirne il più presto possibile. È una situazione da film. Credo che nessuno avrebbe mai potuto immaginare di trovarcisi. Quando ho visto quei film catastrofisti su virus, contagi eccetera devo dire che li ho trovati esagerati, spettacolarizzati, eccessivi. Mi dicevo: non siamo nel Medioevo, non sarà mai possibile che accada nella realtà, ci sarebbero sicuramente i mezzi per combattere e vincere... E invece non è così».