HUNZIKER E BONGIORNO
ININDIALESTUDENTESSE INRIVOLTACONTRO LE REGOLE DI “CLAUSURA” DURANTE IL CICLO IL COLLEGE DEI DIVIETI DA CUI PARTE IL FUTURO
Nello spot della campagna di sensibilizzazione lanciata da
Doppia Difesa contro gli stereotipi di genere, viene citato un vecchio detto che ricordo di aver sentito da bambina: «Agli uomini la spada, alla donna il mestolo»... Ma pare che alle donne indiane non resti nemmeno quello: ho letto che durante il ciclo mestruale non possono mettersi in cucina (emenomale che l’India è la quinta potenza economica del mondo), anche se per fortuna alcune studentesse hanno protestato per questo incredibile divieto. Eleonora
Gli stereotipi di genere sono uno dei primi ostacoli dasuperarenelleazioni di contrastodella violenzadigenere: la violenza nasce anche dalla convinzione che i sessi non sono davvero pari quanto a diritti, doveri e opportunità. L’umiliante restrizione di cui sono vittime le donne indiane risulta ancora più assurda per il fatto che riguarda una condizionedinatura, fisiologica. Per la verità, ancheinOccidente è ancoraoggi
Alcune studentesse davanti al college incriminato a Bhujo (in India). L’ istituto vieta di entrare nel tempio, di cucinare e di avere contatti durante il ciclo.
ammantata da un velo di imbarazzo, che va al di là della semplice delicatezza, ma in India si va ben oltre l’imbarazzo e il pudore. Secondo quanto riportato da diversi giornali, le protagoniste del caso a cui fa riferimento sono le studentesse di un college femminile, lo Shree Sahajanand Girls InstitutedellacittàdiBhujo( Stato delGujarat). L’istitutoavrebbeun regolamento interno in cui si dispone – inossequioadalcuni dettami religiosi – cosa devono/non devono fare le ragazze durante il ciclomestruale. Per esempio: non possono entrare nel tempio, non possonoaccedere alla cucina, non possono avere contatti fisici con altre studentesse; devono mangiare in disparte (lavando poi i piatti in cui hanno mangiato), in classedevonosedereagli ultimibanchi, devono firmare in un apposito registro indicando, oltre al nome, primoe ultimo giornodelciclo. Percircaduemesi alcune studentesse si sarebbero rifiutate di firmare e compilare il registro, dunque – allo scopodi accertarsidellapresenza
del ciclo – gli insegnanti le avrebbero portate nei bagni della scuola, quindi costrette a spogliarsi e a mostrare la biancheria intima. Da qui una protesta dipiazza e l’aperturadi un’indagineda parte dellaCommissione sulla condizione femminile del governo dello Stato delGujarat; i verticidelcollege, daparte loro, avrebberoribaditoche le ragazze avevano violato le regole.
Quella indiana non è l’unica cultura in cui durante il ciclo mestruale le donne sonoconsiderateimpureepertantonon vengono ammesse in alcuni contesti. Nellospecificocaso, neppureunasentenza della Corte suprema – che stabilì la possibilità per tutte le donne, anche in età fertile, di accedere liberamente al tempio di Sabarimala – ha mai trovato davvero seguito. Stupisce che in moltissimi casi siano le stesse donne a opporre resistenza.
Il fatto che quelle studentesse si siano ribellate lascia ben sperare: l’accesso delle donne all’istruzione è senz’altro uno dei fattori che possono favorire il superamento di certe convinzioni, radicate soprattutto nelle generazioni più anziane e destinate purtroppo a trasmettersi anche di madre in figlia. L’istruzione può insomma innescare e favorire il rinnovamento culturale necessario– alledonne, primaancorache agli uomini – per abbandonare i pregiudizi. Quello che preoccupa è che a volte, comenel caso inquestione, siano proprio le istituzioni scolastiche a cercare di fermare il tempo, perpetuando ingiustizie e discriminazioni.