Il “pezzotto” I furbetti dellatv ora tremano di Andrea Greco
RICETTAZIONE E VIOLAZIONE DEL DIRITTO D’ AUTORE: ECCO I REATI CONTESTATI A 300 ABBONATI AL SISTEMA ILLEGALE PER VEDEREI CANALI A PAGAMENTO. UN COLONNELLO DELLA FINANZA CI SPIEGA CHE NON LA FARANNOFRANCA. E CHE È SOLOL’INIZIO
Chissà se il torinese arrestato martedì a Torino, assieme alla moglie, per aver venduto abbonamenti pirata a Sky, Dazn e Netflix, è lo stesso che col nomignolo di “Mark” assicurava, su un famoso sito di annunci, l’assoluto anonimato ai furbastri che si sarebbero abbonati con lui. Bastava contattarlo su Telegram, pagare con paypal per comprare un “pezzotto” e poi godersi a prezzi stracciati tutti i canali a pagamento disponibili. Peccato che assieme a lui siano finiti nei guai anche quelli che avevano approfittato dell’offerta, perché gli investigatori hanno trovato l’elenco degli abbonati.
La cronaca in questi giorni è piena di furbastri della televisione che finiscono nei guai per aver guardato i contenuti a pagamento, grazie ai siti pirata che utilizzano il sistema di trasmissione iptv (che in sé non è illegale) e la velocità delle ultime connessioni alla Rete.
Il colonnello della Guardia di Finanza Salvatore Paiano, titolare di una lunga indagine che ha portato, nei giorni scorsi, alla denuncia di quasi 300 persone, racconta: «Faccio una premessa. Un tempo per vedere abusivamente le tv a pagamento si usava un apparecchio artigianale che in gergo si chiamava “pezzotto”, che in napoletano sta per “oggetto raffazzonato”. Adesso la tecnologia è cambiata, e ci si collega al web senza bis sogno di avere un contatto o fisico, l’organizzazione criminale fornisce i co odici per collegarsi attraversoa un sistema ch hiamato iptv: si paga e ven ngono inviati via mail, o su ul telefonino». Dunque, con n l’evoluzione tecnolo ogica è sparito il pezzotto, ma a non i “pez- zottari”, che e
anzi sono sempre di più. Nel nostro Paese, si stima che tra i 2 e i 5 milioni di persone guardino programmi tv piratati. Un fenomeno di massa se si pensa che gli abbonati “regolari” a tutte le tv a pagamento sono circa 8 milioni. Inoltre negli ultimi mesi ci sono state un milione di disdette, e una parte di questi ex abbonati con ogni probabilità ha pensato di risparmiare rivolgendosi al mercato illegale. Tutti insieinsieme sono un esercito, che ora ha paura di essere preso co n le mani nel sacco e protest ta.
Basta andare sui s forum dedicati all’argom mento per trovare tanti, che na ascosti dietro un nickname di i fantasia, si lamentano. Le arg gomentazioni sono sost tanzialmente due. La prima tocca le cord de del vittimismo o: «Ma come, con ttanti delinquen nti in giro le forze e dell’ordine per rdono tempo per questa L’altra è au-toassolutoria:
«Siamo milioni; figuriamoci se possono mandarci tutti a processo, intaseremmo i tribunali. Tutto si risolverà in una bolla di sapone».
ECCO COSA RISCHIANO
Molti quasi non si rendono conto che guardare truffaldinamente le tv a pagamento è un reato vero, non una marachella.
Il colonnello Paiano spiega: «Questo tipo di pirateria è un fenomeno che ha raggiunto una tale diffusione che diventa essenziale arginarlo. Per il danno che crea alle aziende del settore, ma anche perché pensiamo che buona parte del business, anche per gli investimenti necessari a offrire il servizio, sia in mano alla grande criminalità. Immagini qualche milione di abbonati che pagano dieci euro al mese: è un flusso di denaro immenso che può essere usato per finanziare altre attività illecite».
Tutto vero, ma concretamente cosa rischia il pezzotaro, finirà tutto a tarallucci e vino? «Noi abbiamo contestato ai soggetti presi in castagna la violazione di della legge per la protezione del diritto d’autore: la pena prevista è da sei mesi a tre anni di reclusione e unamulta fino a 25mila euro. Inoltre c’è il reato di ricettazione, che ha 8 anni di pena massima. Certo, chi si era abbonato alle tv illegali ha risparmiato qualcosa, ma rischia di restituire tutto, con salati interessi. Per quelli che sono convinti che “tanto nessuno arriverà al processo” mi dispiace deluderli, ma delle 70 procure che abbiamo contattato, nessuna ha archiviato le nostre segnalazioni. Sa, chi è stato pizzicato pagava regolarmente il canone abusivo, e proprio questi versamenti, tracciati li incastrano». Certo, i “pezzottari” individuati sono solo poche centinaia su milioni, ma come si diceva in altre epoche «colpirne uno per educarne cento».
LA GUARDIA DI FINANZA HA FATTO RAPPORTO A70PROCURE