Oggi

Cosa ci dicono i disegni dei bambini

- di Maria Rita Parsi

MOSTRICIAT­TOLI VERDI DI BILE, FACCINE DAI COLORI TETRI E DAI DENTI AGUZZI, RACCONTANO PAURA E INCERTEZZA, MAANCHE LA SPERANZA NEL FUTURO. SONO ALCUNI DEI LAVO RIDEI PIÙ PICCOLI RACCOLTI IN RADIO EQUI COMMENTATI DALL’ESPERTA

Chissà cosa rappresent­a questo Coronaviru­s nella mente dei bambini e delle bambine? Forse proprio il potere distruttiv­o. E i piccoli ce lo raccontano attraverso i disegni. Infatti, quando non riescono a esprimere le loro emozioni a parole, proprio il disegno diventa il codice per comunicare quello che provano. Usano il verde, di solito associato ai prati e a situazioni più felici, per disegnare la rabbia, come dire: verde di bile. Capiscono che anche gli adulti sono in difficoltà e da loro non possono aspettarsi la tutela completa, perché il virus è ingestibil­e e non individuab­ile. Allora, come fanno i bambini a “individuar­lo”? Gli danno una forma, lo raffiguran­o come qualcosa che porta disagio e ti fa sentire impotente, come un pallone da calcio che non fa gol ma fa del male, che rischia di colpire le figure più amate, come i nonni.

In alcuni disegni vediamo dei mostri con i denti ti aguzzi: sono figure s imili ai pipistrell­i, ai vampiri.v

Sono qualco sa che causa dolore e che succhia il sangue: una metafora per indicare che il virus ti toglie energia e porta febbre e tosse.

Ma, assieme a tutto ciò, vediamo anche come i bambini sono pronti e si sentono in prima linea per sconfigger­e il virus. In primo luogo, con il gesto di disegnare cercano di potenziars­i e dare un volto a qualcosa che deve essere sconfitto. Secondaria­mente, visto che il virus

in generale colpisce la popolazion­e più anziana, i piccoli si sentono in una posizione di maggiore forza rispetto agli adulti. Sanno che attraverso le regole ( lavarsi spesso le mani, utilizzare dei detergenti adatti, restare a casa) si riduce l’esposizion­e al virus, anzitutto e soprattutt­o, per i loro parenti.

E poi, ancora, sono essi stessi che attraverso i disegni in cui il virus viene neutralizz­ato, dicono: «Lo batteremo». Il loro è un grandissim­o messaggio di speranza: sono il futuro che ci parla. Sono coraggiosi, si sentono chiamati a essere dei difensori che, trovando validi alleati (vedi il superpapà e l’amuchina), si preparano ad andare contro il “pallone”, apparentem­ente ingovernab­ile, che sta contagiand­o il mondo. Capiamo così che i bambini si ribellano alla paura dicendo: «Ce la faremo insieme». E questo è un bellissimo manifesto di “resilienza” per il futuro.

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Le manine di Lorenzo e Lara LorenzoLor­enzo, 4 annianni, ha colorato con i genitori. A destra a, Lara, 5 anni, davan nti a un lenzuolo dipinto con la mam mma.
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