Elena Sofia Ricci «Non sono più una madre incompresa» diMariaGiuseppinaBuonanno
«LA MIA EMMA RECITA CON ME IN VIVI E LASCIA VIVERE: INTERPRETA IL MIO PERSONAGGIO DA RAGAZZA. E MI HADETTO: “FINALMENTE HO CAPITO IL TUO LAVORO EL’IMPEGNO CHE RICHIEDE”» , CI CONFIDA LA PROTAGONISTA DELLA FICTION IN ONDA DAL 23APRILE. CHE QUI CI PARLA DI
La figlia grande, Emma, 24 anni, le ricorda l’appuntamento con il cineforum. La piccola, Maria, 15, chiede se può scendere nel giardino condominiale per vedere un’amica (da lontano, certo). Il marito, Stefano Mainetti, compositore e professore (insegna all’Accademia di Santa Cecilia, a Roma), è nel suo studio. Intanto, con Elena Sofia Ricci si chiacchiera al telefono: lei dalla sua casa romana. Scene da una famiglia in quarantena, come tutte.
L’attrice, star della fiction, è la protagonista di Vivi e lascia vivere (su Rai 1 dal 23 aprile). La sua storia professionale tiene in armonia film (anche con Carlo Verdone, Ferzan Özpetek e Paolo Sorrentino), il teatro di commedia e di dramma (daGiuseppePatroni Griffi a Pirandello e adArthur Miller, che ha portato in scena fino allo scorso febbraio con l’opera Vetri rotti), e poi tante fiction (quelle in costume come Orgoglio, familiar-caciarone come I Cesaroni, contemporaneamente angeliche come Che Dio ci aiuti, nel ruolo di Suor Angela). È considerata regina della fiction, tra le migliori attrici italiane: si riconosce?
«Ma quale regina, non ho scettro. Diciamo che mi appartiene un po’ di follia e allora mi lancio in tanti generi. Non amomolto le etichette e mi piace interpretare donne diverse. Mi vedrete, piuttosto invecchiata, anche nel ruolo di Rita Levi Montalcini. In 40 anni di carriera ho spaziato tra cinema, palcoscenico, tv e ho ricevuto premi, eppure, quando sono stata chiamatada Sorrentino per interpretare Veronica Lario in Loro, ho pensato che avesse sbagliato numero. In quel periodo c’era pure lamia suora pop in televisione».
Ha40anni di carriera e 58d’età. «Esì, ho cominciato a recitare a 18 anni, quando ero ancora al liceo. Ilprimo film è stato Canto d’amore. La regista avrebbe voluto Isabelle Huppert, ma costava troppo».
A questo punto, una breve storia dell’attrice ci sta. Origine (e anima) toscana, cresciuta a Roma con lamadre scenografa, Elena Ricci Poccetto, e col compagno, il regista Pino Passa
lacqua, ha ritrovato da grande, a 30 anni, il padre, lo storico dell’artePaolo Barucchieri, e tre fratelli, Elisa, che fa la ballerina, Marco e Paola. Ha tenuto per sé inquietudini e dolori inconfessabili, come l’abuso, e poi è riuscita a svelarli, anche a se stessa. Qua li racconta col tono lieve di chi ha fatto pace con quelle ombre che tormentano e feriscono.
Le ferite non mancano neppure in Vivi e lascia vivere, fiction dove il genere family si sposa al noir e al thriller: la storia ruota attorno a una famiglia come tante, dove peròò niente è come sembra. Laura,ura la protagonista che interpreta, è una donna che affronta difficoltà e paure, unamadre che fa anche da padre…
«Laura si ritrova senza marito e senza lavoro. Deve inventarsi la rinascita. Non è una figura buonista. Anzi, anche come mamma è piuttosto ruvida, pragmatica. Corre dietro alla sua vita, hapoco tempoper i tre figli, per capire i loro disagi e i loro sogni. Poi un giorno è costretta a fermarsi, c’è un colpo di scena. Ha un passato misterioso, che torna nella sua vita».
Nel racconto di questo passato, c’è una sorpresa: sua figlia Emma, nata dalla sua storia con l’attore Pino Quartullo…
«Emma interpreta il mio personaggio da ragazza: pensarla in questo ruolo mi diverte e mi emoziona. Pappi Corsicato, il regista della fiction, dopo averla vista sul set, mi ha detto che dovevo farmi spiegare da lei come rappresentare il mio personaggio, perché secondo lui Emma lo aveva centrato. E lei, dopo questa esperienza, mi ha detto che finalmente capiva il mio lavoro e l’impegno che richiede. In passato, ha fatto anche un piccolo ruolo in Don Matteo. In futuro, si vedrà. In realtà, ha studiato regia e si è laureata al Dams, è interessata alla danza, alla musica e all’idea di tenere insieme nel lavoro arti diverse».
EMaria, che ha avuto da suomarito, vuole recitare?
«Per ora vuol fare l’interior designer».
Che tipo di mamma è?
«Sono una madre rompiscatole. In questo periodo, anche di più. La persona che di solito ci dà unamano, visto che non si può uscire, è a casa sua, e io pulisco, stiro e chiedo alle ragazze di tenere in ordine. Non sono abituate, ma stanno imparando, anche a lavare i piatti, a usare lavastoviglie e lavatrice. Comunque, ora ho più tempo per stare con loro. Anche di guardare tutti i giorniunfilmconEmma. Avrei dovuto cominciare a fine marzo le riprese di Che Dio ci aiuti 6, ma tutto è rinviato». L’attrice s’interrompe un momento, esce sul terrazzo per controllare la figlia: «Maria, tieni lamascherina, metti i guanti…».
Intanto, si è avvicinata alla fede grazie a Suor Angela…
«Ho sempre avuto speranza di averla. Mi colpivano la figura di Cristo, il valore dell’amore e del perdono, ma non avevo il dono della fede, anche se la porta non era chiusa e non sono mai stata atea. Ero un’agnostica speranzosa. Poi è arrivata Suor Angela e mi ha dato una botta in testa. La porta si è spalancata. La fede perme è difficile da raccontare: è intima, misteriosa. A volte vacilla, altre è potente. E fa chiedere anche cose assurde. Anche che a tua figlia venga data la versione di latino dell’autore che conosce bene. Come è andata a finire? Preghiera esaudita».
InVivi e lascia vivere si lancia nello street food. Cucina, è brava? «È più bravo mio marito, soprattutto con primi. Io di solito preparo le verdure. Oggi, per esempio, ho cucinato fagiolini con i pomodorini gialli».
La famiglia della fiction appare imperfetta…
«Èimperfetta, come quelle della realtà. Anche lemamme lo sono. Lo siamo per natura. La famiglia della fiction è composta da persone che lottano, da ragazzi che fanno fatica a realizzare progetti. Somiglia a tante famiglie. La mia oggi è una famiglia privilegiata. Ma anche io ho faticato. All’inizio della carriera vivevo in 24 metri quadrati con Andreina Camilleri, figlia di Andrea, che era grande amico di Pino Passalacqua. Quando ero ragazzina
ALL’INIZIO DELLA CARRIERA VIVEVO IN 24 METRI QUADRI CONLAFIGLIA DI CAMILLERI
frequentava la nostra casa e ricordo le loro chiacchierate tra nuvole di fumo. C’è stato anche per me il tempo in cui non riuscivoamettere insieme il pranzo con la cena, dei soggiorni in alberghi senza stelle, delle delusioni, delle ferite dell’anima da curare…».
Anche con l’analisi…
«Per due anni è stato un appuntamento regolare. Mi ha aiutata a capirmi, a indagare nella mia essenza di figlia, a sciogliere quei nodi che mi hanno poi permesso di essere mamma e di non riversare sulle figlie certe incompiutezze. Mia madre e mio padre si erano separati quando io ero piccola e io sono cresciuta lontana da lui. L’ho ritrovato da grande. Nel frattempo, avevo sempre scelto uomini sbagliati, quelli chemi garantisserodi essere mollata. Ah, in questo sono stata medaglia d’oro…».
Oggi come va?
«Ho cambiato analista, ci vadomeno, ho scelto uno specialista che si occupa di ragazze violate. A 12 anni sono stata abusata dal nonno di un’amica».
Lo ha raccontato dopo la morte di sua madre e oggi sembra che riesca a parlarne tenendo lontano il dolore.
«Quando lo affronti, scopri che questo dramma appartiene a molte persone».
Diceva della medaglia d’oro… «Mio padre mi aveva abbandonato, il nonnomaterno era un architetto geniale, ma possedeva un super ego, e poi l’abuso: dagli uomini avevo ricevuto delusioni, offese. A 19 anni ho avuto anche un fidanzato omosessuale. Ero attratta dal lato femminile degli uomini, quello maschile mi spaventava. Se poi non mi sono allontanata dagli uomini, lo devo a Pino Passalacqua, che è stato il mio padre putativo. No, non ho avuto storie con donne. Ho cercato solo riparo da aggressività, violenza e tradimenti. Anche quando ero legata a Pino Quartullo, intuivo che non era portato, in quel periodo, per la fedeltà».
Ma poi è arrivato Stefano: come vi siete innamorati?
«Con Stefano è cambiato tutto. Ci siamo conosciuti nel 2001 a una festa di beneficenza. È stato un incontro magico, misterioso. Quando l’ho visto, ho pensato: questo è l’uomo concui voglio passare il resto della mia vita. Anche per lui è stato così. E il giorno dopo vivevamo insieme. Poi, certo, nella vita non è come nelle favole. In questi 19 anni abbiamo litigato, abbiamo affrontato momenti difficili, alti e bassi nel lavoro, lutti di persone care. Ma la cornice amorosa non è mai mancata, come la stima, profondissima. E poi, Stefano è bello, figo, persona perbene, artista onesto. È un grande uomo, anche se sa essere criticone e rompiscatole. Il nostro progetto di famiglia non è mai venuto meno». È cresciuta tra amici di sua madre e del suo compagno: da Camilleri a Mastroianni. Chissà quanti ricordi ha…
«Marcello era una sorta di zio per me. Sono cresciuta con la sua presenza. Veniva da noi, da casa nostra vedevo la sua, a Trastevere, ci incontravamo a Fregene. Di solito era riservato, ma ricordo di averlo incontrato per strada una mattina, abbigliata da diva, in modo piuttosto eccentrico, e lui mi ha guardata e mi ha detto: “A Sofì, come ti sei incifrugliata”? E sì, mi ha chiamata Sofia, come la Loren».
Immagini dalla quarantena.
«Il Papa in preghiera da solo in piazza San Pietro. Mi sono emozionata, ho chiamato tutta la famiglia. E ho trovato bellissimo il discorso di solidarietà del premier albanese nei confronti dell’Italia. Poi, ho apprezzato anche gli appelli del presidente Mattarella e il sostegno di Sharon Stone...».
In questa emergenza, sta facendo bene il Governo?
«Il Governo sta facendo il meglio che potesse fare. Certo, di fronte alla pandemia non sono mancati errori di valutazione. La Cina all’inizio sembrava lontana, non si è valutato che anche i virus viaggiano in prima classe».