Come rispondere alle domande dei piccoli sul Covid?
DUE SONO I PUNTI FONDAMENTALI: ESSERE SINCERI E SCEGLIERE LE PAROLE IN BASE ALLA LORO ETÀ
Per i minori, porsi delle domande, farle, e ricevere dalle “autorità autorevoli” risposte utili e stimolanti è la condizione indispensabile per affrontare la vita. Solo, però, se le risposte saranno sincere e rispettose dei loro bisogni
e paure. Finoai 7 anni, sipuò spiegare quello che accade attraverso un racconto, paragonando il virus al lupo ingannevole che vuole divorare soprattutto i nonni. Dagli 8 anni in su si può dire che certe malattie hanno segnato la storia dei popoli fino a quandosonostati trovati i vaccinigiusti,
e riflettere sull’importanza di essi. A chi ha 12 anni si può
illustrare scientificamente cosa succede. I bambini, quando interroganogli adulti, spessogià conoscono “intuitivamente” le risposte. Ecco alcune domande: «Perché i genitori sono rimasti tanto a casa con noi adesso che c’ è questa malattia? Perché non si sono organizzati per farlo anche prima?» (Giordano, 9 anni); «Perché non posso incontrare i nonni e se li incontro rischio di contagiarli?» (Anita, 8); «Perché non stavamo mai sul balcone e adesso vuoi che stiamo tutti lì ?»( Gemma ,5);« Perché non mi abbracci più, mamma? Hai paura che iosia contagioso?» (Enrico, 6); «Perchémi viene da odiare tutti da quando siamo chiusi in casa?» (Giulia, 8). Gli esempi sono molteplici, ma documentano come si possa passare dalla frase «una risata vi seppellirà!» a «i perché dei bambini seppelliranno il Coronavirus».