I privilegiati Dai tamponi alle ville da sogno, se la passano meglio di tutti
PERCHÉ I GIOCATORIDI SERIEAHANNOFATTO IL TAMPONEMENTRE I SANITARI ANCORA LOASPETTANO? COMEMAI ALTRI, MENTRE TUTTOERAFERMO, HANNOPOTUTO RAGGIUNGERE LE LOROVILLEDASOGNO? ECCOLE STORIECHE FANNOPIÙINDIGNARE
L’elicottero si noleggia, la Lamborghini è da rapper e il Rolex, dai cinesi, viene via con 20 euro. Oggi, se vuoi essere uno che conta qualcosa, devi aver fatto il tampone. Anche, anzi soprattutto, se il Covid non lo hai nemmeno sfiorato. Forse per questo a Fisher Island, un’isola privata di fronte a Miami, dove il redditomedio è di 2,5milioni di dollari l’anno, il test lo passa direttamente il condominio. In queste settimane di pandemia è quello l’unico vero status symbol, il santo graal dell’uomo di successo,
ciò che separa la Serie A da tutti gli altri meschini. In senso figurato, ma anche letterale. Era l’11 marzo quando il difensore della Juventus Daniele Rugani, che ha tutti i sintomi del Covid, viene sottoposto a tampone, e dopo di lui la fidanzata, che aspetta un bambino. Tutti e due sono contagiati e finiscono in quarantena. A ruota il tampone lo fanno i giocatori della Juve, Dybala e Matuidi risultano positivi. Altri, come Higuain, negativi, partono e tornano senza problemi nel Paese d’origine, proprio quando tutti noi, anche per andare a comprare il latte dobbiamo avere in tasca una autocertificazione.
ESAMI AI CENTRAVANTI MA NON AGLI INFERMIERI
Per carità, tutti devono essere curati, anche i calciatori, ma qual è la logica che da una parte spinge la sanità lombarda a mandare dei medici a casa di Paolo Maldini per sottoporre lui e il figlioDaniel al tampone e negare invece l’esame a chi lavora negli ospedali e rischia di contagiare interi reparti?
Chissà, magari ce lo spiegheranno quando l’emergenza sarà finita. Lo storico Walter Scheidel, nel suo saggio La grande livellatrice racconta come, dalla preistoria a oggi, solo catastrofi, guerre ed epidemie siano state capaci di moderare le sperequazioni tra le diverse classi sociali. La tesi è rude ma argomentata: dolore e morte sono i due grandi mazzieri del destino, gli unici in grado di rimescolare le carte: dopo che sono passati loro, chi stava in alto spesso si ritrova in basso, e viceversa. Sarà vero anche questa
volta? Nicola Porro, vicedirettore de Il Giornale, conduttore di Quarta Repubblica, contagiato dalCovid-19 e ora, dopo una lunga quarantena guarito e negativo al tampone, concorda. Con una postilla: «Quantomeno in Italia, se questa malattia ti invade, che tu sia miliardario o co.co.pro cambia poco: finisci in un reparto di terapia intensiva di un ospedale pubblico, col casco del ventilatore in testa, in totale isolamento, sperando di non lasciarci le penne. Il Covid-19, come i suoi colleghi, è malvagio ma democratico. A essere profondamente antidemocratica è invece la quarantena. Dal parco di una villa inVal D’Orcia è facile urlare “state a casa” a una famiglia che si divide un basso in un vicolo di Napoli, o ai lavoratori fuorisede che spesso non hanno una casa ma un posto letto e l’uso della cucina in un appartamento affollato. Per lo stesso motivo quando puoi lavorare dal tuo salotto, e mantenere il tuo reddito, è troppo facile urlare «andrà tutto bene» ai tanti che hanno visto le loro entrate azzerate dal lockdown. Poi ci sono esempi brucianti, come quello del re thailandese Rama X, che fa la quarantena in una villa bavarese, ha requisito un allbergo per le concubine, e ne approfittta per visitare i paraggi con il jet priivato, ma qui siamo proprio in un’altraa categoria».
I TANTI “GUARITI A TAVOLINO”
Per quanto riguarda il tampone, Nicola Porro ne ha fatto uno subito, appena iniziati i sintomi e altri dopo la fine dellamalattia, fino a che non è risultato negativo. Per averli non è dovuto entrare nella massoneria, oppure corrompere un primario. «Semplicemente sono andato in una struttura pubblica, l’ospedale Spallanzani diRoma. Dove i tamponi li fanno a chi ha i sintomi. Sia chiaro, i tamponi sono essenziali, ma più che al malato servono a proteggere chi potrebbe essere contagiato».
Strano ma vero: in Italia ci sono Regioni che hanno fatto i tamponi solo aimalati gravi (e ai calciatori, ci spiegheranno perché), come la Lombardia, escludendo da questo esame persino medici e paramedici, e altre che hanno cercato di farli anche a tutti i contagiati, prima per individuare i malati e poi per assicurarsi che uscissero di casa solo quando non erano più contagiosi. Un testimone diretto è Raffaele Leone, 59 anni, direttore del periodico di divulgazione scientifica Focus. «Vivo aRozzano, vicinoaMilano, e ho avuto tutti i sintomi del Covid: febbre alta, eruzioni cutanee, dolori ossei, inappetenza, attenuazione del senso del gusto. Ho telefonato al numero verde e mi hanno detto di prendere la Tachipirina. Stop. Ho chiesto più volte di fare un tampone, ma la risposta è sempre stata la stessa: “In Lombardia
si fa solo ai casi gravi”. Ma la cosa piu assurda è un’altra: dopo 14 giorni dalla fine della malattia puoi uscire di casa, non sei più contagioso. Non lo decide un medico, o un esame, ma un’ordinanza. Per questo io ho mandato una lettera ufficiale alla Regione con la quale li ritengo responsabili di eventuali contagi che potrei causare. Nessuno ha risposto, ma ora con un tratto di penna, hanno deciso di aumentare da 14 a 28 giorni il tempo che deve passare dopo la fine dellamalattia. Ma anche inquesto caso nonè previsto nessun tampone. In Lombardia si è prima presunti malati e poi presunti guariti». Lei però ha raccontato di essere riuscito a fare il tampone. È un privilegiato? «Ma quandomai! Terrorizzato dall’idea di poter contagiare amici e familiari, dopo la fine della quarantena sono andato a Robbio, 81 chilometri daMilano, dove il sindaco aveva organizzato un test sierologico per tutta la popolazione, una cosa diversa dal tampone. Mi sono messo in fila, ho pagato 45 euro ed è risultato che non ero mai stato contagiato, ma i medici mi hanno detto che io il virus lo avevo avuto di sicuro, e che l’esame non è molto attendibile».
CHI SI RICORDA IL MARCHESE DEL GRILLO?
Magari senza la stessa schietta arroganza, ma tanti, in questo momento tragico, con diverse sfumature, hanno fatto tornare inmente il Marchese del Grillo, quello che « Io so’ io, e voi non siete un c...». Ad esempio il premier inglese Boris Johnson, che come strategia contro il Covid aveva scelto quella più cinica, ossia la diffusione del contagio, avvertendo i suoi elettori con un tetro «preparatevi a perdere i vostri cari». Poi, bastonato dal virus, ha trovato subito un posto in terapia intensiva nelmigliore ospedale di Londra. E che dire di Silvio Berlusconi, volato in Provenza per fare la quarantena nella splendida villa di Marina, in compagnia della giovane Marta Antonia Fascina? «Me lo hanno consigliato i medici», ha detto. Beato lui, agli altri almassimo consigliavano laTachipirina 1000. Poi c’è Lamberto Dini, bloccato dallo stop ai voli in Costa Rica, dove i contagi sono pochi e il lockdown dolce come una vacanza. Il torneo però lo vince l’onorevole no vax Sara Cunial, che, bloccata sulla strada per Ostia, ha sostenuto di dover fare un sopralluogo in spiaggia.
Alla fine, va bene, il virus sarà anche democratico e, d’accordo, ha stravolto tutto il pianeta. Ma un principio noto fin dalla notte dei tempi è rimasto imperturbabile: la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo.