Oggi

Massimo BoldiRegal­aun sorriso ai lettori di Oggi: «Vi racconto il mio strano sogno»

«L’ HO FATTO DOPO AVER SCOPERTO L’ AMORE. CHISSÀ SE C’ È UN NESSO », SCRIVE IL COMICO. E

- di Massimo Boldi

Ho fatto un sogno. L’ho fatto un anno fa, quando le città erano piene e la nostra vitamolto diversa. L’ho fatto dopo aver scoperto l’amore. Chissà se c’è un nesso. Comunque vi voglio raccontare tutto dal principio. Io per il lavoro che faccio viaggio molto. Quel giorno la mia meta era una delle più belle città della Toscana, Lucca. Chissà perché poi quel giorno lì volevo andare in moto. No, ‘spetta un momento, ma io non ho la moto, forse me l’ero sognata durante la notte, e poi diciamolo, se devo essere sincero, io la moto non l’ho mai potuta sopportare, forse perché odio il vento che mi spettina i capelli, anche sotto il casco... Comunque c’è a chi piace. A me non piace. Avevo 16 anni quella volta che giravo come un pirla con il motorino, avevo calcolato male la curva, e con la testa ho buttato giù tre colonnine di cemento armato che facevano da recinzione a una villetta stile 800 in piazzetta Caimi a Milano. A parte lo spavento e il melone con dei bozzi sanguinant­i, ricordo di più i due sonori schiaffoni che presi da mio padre, non tanto per gli schiaffoni, ma perché avevo distrutto il motorino che ancora non era pagato tutto, mancavano le ultime due rate. Buttato via, il motorino.

IO E LA SIGNORINA IRENE

Ma non rivanghiam­o il passato. Insomma quel giorno lì decido di punto in bianco che per quell’evento di fine estate 2019 sarebbe stato meglio prendere il treno, il Frecciaros­sa, una passeggiat­a di salute. Milano-Firenze a 290 all’ora, sono due ore circa, arrivo e poi prendo un taxi per raggiunger­e Lucca, città dell’arte, delle belle donne e della pappa col pomodoro. Non c’ero andato per un giro gastronomi­co, ma per la visita del Museo della Follia, ideato da Vittorio Sgarbi.

Chiuso il discorso. Lucca è una città che non conoscevo bene, ma una ragazza mi invita a fare un aperitivo sopra un calesse girando per le mura. Per dirla tutta, dopo tre o quattro giri mi rendo conto che la mia hostess è molto, ma molto carina. Avevo prenotato all’hotel Del Palazzo Dipinto, nel centro storico, una suiteit di tuttottt rispettoit­t con affaccioff­i in cortile. Il calesse si ferma davanti all’ingresso e lamia hostess mi chiede di fare una foto con il telefonino, poi la chiede anche la “cavallara”. Mentre faccio la foto passa una tribù di cinesi di Prato. Rimasti soli, chiedo se posso invitare le mie ospiti a cena, ma una ha il cavallo, l’altra ha la mamma, ringrazioo e rimango solo. A cena non vedo nessuno seduto ai tavooli. Dopo un bicchiere di Chianti ordino la pappa col pommodoro. Nel medesimo istante vedo tornare la mia hostess conc una tessera inmano: «L’ha persa lei?». È la tessera di Trenitalia,T utile per il ritorno. «Ma grazie Irene, prego si feermi conme, ho appena ordinato». «Non posso, ho Cocò chhe deve mangiare». «Faccia venire anche la sua amica». «Ma no, Cocò è il mio canino, un barboncino». «Capito», dico io, «lo vada a pigliare che poi lo facciamo bere qui viicino al nostro tavolo». «Va bene», dice Irene, uscendo di corsa a prendere la belva. Mangiando, conosco piiù a fondo la signorina Irene e ci lasciamo andare con duue calici di bollicine, uno più uno meno... Si finisce la serata con altri selfie, il cameriere, il cuoco, il tassista... Cii si saluta e via.

In camera fa caldo, troppo caldo, ma sono stanchino, mi addormento con la boll mattina. Salgo sul Frecciaros­sa perMilanoe­mi addormento di nuovo, tutta una tirrata. Sono contento, ho rimediato anche il numero di teleffono di Irene... A Milano scendo dal treno e di colpomi ricordor di aver fatto un sogno pazzesco. Nella norrma non ricordo mai i sogni, a volte capita di averea alcuni lazzi che durano il tempo di mettere a terra il piede sinistro (dormo da sempre a

 ??  ?? “L’IMPOSSIBIL­E”: I NAVIGLI DESERTI La zona dei Navigli, a Milano, per la prima volta svuotata della gente che l’affollava per passeggiat­e e aperitivi.
“L’IMPOSSIBIL­E”: I NAVIGLI DESERTI La zona dei Navigli, a Milano, per la prima volta svuotata della gente che l’affollava per passeggiat­e e aperitivi.

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