« La nostra Sanità èsottoricatto. Adesso va salvata»
MEDICINA DI BASE INESISTENTE, FARMACI INUTILI, ESAMI SUPERFLUI, ZERO INVESTIMENTI IN RICERCA. «E DIPENDIAMO TROPPO DALLE CASE FARMACEUTICHE», DICE IL GIORNALISTA. CHE HA FATTO UN VIAGGIOTRA I MALI DELLA NOSTRA SALUTE
Quando un anno e mezzo fa Mario Giordano ha iniziato a scrivere Sciacalli-Virus, salutee soldi, il corona virus non esisteva. Quando lo ha chiuso, a fine gennaio, era arrivatoma non aveva ancora fatto decine di migliaia di morti e cambiato le nostre vite. Eppure, le conseguenze dei mali di cui soffre in Italia la salute, raccontati nel libro, le vediamo, oggi, tutti i giorni su giornali e telegiornali, causa pandemia: sono gli effetti della distruzione della medicina di base, dei tagli alla Sanità, dell’azzeramento degli investimenti nella ricerca, i problemi delle Rsa. «Quando ho deciso di scrivere il libro, il rapporto tra salute e soldi, così importante nelle nostre vite, non lo trattava nessuno», dice Giordano.
Qual è il sintomo più evidente del rapporto malato tra salute e soldi in Italia?
«Il fatto che quello dei farmaci è tra i pochi settori in cui la concorrenza ffa aumentare i prezzi. Nel 1953, per andare da Roma a New York ci volevano 10 giorni di mare e 5.300 dollari. Oggi, bastano nove ore di aereo e 225 dollari. Grazie alla tecnologia e alla concorrenza si viaggia meglio spendendo meno. Coi farmaci non funziona così: sono sempre più sofisticati, aumenta la concorrenza, ma i prezzi salgono».
Anomalia che emerge nel caso Avastin- Lucentis, di cui scrive. Luglio 2019, le case farmaceutiche Roche e Novartis sono multate per 180 milioni di euro dal Consiglio di Stato per essersi accordate per mantenere alto il prezzo di un farmaco.
«È lo scandalo, tra quelli di cui scrivo, ad avermi indignato di più e che per gravità avrebbe meritato l’attenzione del Caso Eternit. Lucentis è un farmaco diNovartis che al Sistema Sanitario Nazionale costa 902 euro a trattamento. Cura la maculopatia senile, malattia degli occhi. Un giorno, si scopre che un altro farmaco, Avastin, antitumorale di Roche, funziona sullemaculopatie e allo Stato costa solo 82 euro. Secondo il Consigliodi Stato, che lehamultate, le due case farmaceutiche avrebbero stipulato “un’intesa an ti concorrenziale” per attuare “una attività artificiosa di differenziazione” dei due farmaci».
Avrebbero fatto sembrare meno efficace il farmaco meno caro, perché il SSN comprasse quello più caro.
«E se fai pagare un farmaco 11 volte più del necessario condanni migliaia di persone a non curarsi. Quanti altri casi Avastin-Lucentis non conosciamo? Perché i prezzi a cui lo Stato acquista i farmaci sono riservati se c’è una direttiva europea del 1989 che impone la trasparenza?».
Un “ricatto” delle case farmaceutiche allo Stato, scrive lei. Ma lo Stato non potrebbe affrancarsi investendo in ricerca e brevetti? «Che la ricerca sia stata lasciata per lo più nellemani dei privati è uno dei problemi principali. Ma ce ne sono altri: c’è chi scrive le linee guida sull’uso dei farmaci ma ha anche contratti con case farmaceutiche, ed è legale; ci sono corsi dii forma formazione ione e persino stipendi dei medici pagati da case farmaceutiche».
L’emergenza Covid-19 può davvero aiutarci a ripensare il SSN? «Se non buttiamo tutto in politica come sempre, sì. Io ho sempre sostenuto il modello della sanità lombarda, ma già prima avanzavo dubbi, guardando crescere i fatturati dei privati e non i servizi ai cittadini».
La Sanità deve tornare in mano allo Stato come chiede qualcuno? «Un po’ di autonomia le Regioni ce l’hanno e alcune la usano bene. Il Piemonte, per esempio, è riuscito a ridurre del 99 per cento l’acquisto di un farmaco e a fare gare europee per avere prezzi più bassi su altri. Ma abbiamo visto anche prove di autonomia disastrose, a Nord e a Sud, e abbiamo visto col coronavirus che il coordinamento nazionale serve. Serve un’autonomia legata alla responsabilità, una strategia nazionale, coninvestimentipubblici, collegata all’autonomia di gestione locale, con responsabilità e controlli. L’emergenzaCovid-19 hamostrato che nonmanca la centralizzazione, manca un reale coordinamento».
Medici che denunciano, authority che sanzionano, Consiglio di Stato chemulta, Corte dei Conti che indaga. Gli anticorpi in Italia funzionano. Cosamanca, invece? «Dobbiamo preoccuparci del fatto che dal 2008 in poi noi abbiamo sempre investito nella Sanità meno di tutti gli altri Paesi Osce. Andiamo verso un sistema che offrirà cure sempre più sofisticate e costose e il tema del “chi si può curare e chi no” sarà più centrale. Per quello sono fondamentali tre interventi: la trasparenza sul prezzo dei farmaci; investimenti pubblici in sanità e ricerca; investimenti pubblici nellamedicina di base, sul territorio».
Lei non prende medicine. Era così anche da prima che il professor Garattini le dicesse, come scrive, chemetà dei farmaci che assumiamo è inutile?
«Da prima. Intendiamoci: se stessi male le prenderei, ma non ho l’automatismo della “pastiglia”. È provato che spendiamo 10 miliardi l’anno in esami superflui e che assumiamo medicine inutili. E questo perché abbiamo distrutto la medicina di base e trasformato i medici di base in burocrati che, permettersi le spalle al copertoda cause, prescrivono esami o antibiotici anche se non servono. È la medicina difensiva. La prevenzione vera passa invece attraverso il rapporto costante coi medici di base, che ti conoscono e conoscono la tua storia personale e familiare. Il coronavirus lo ha dimostrato: l’assenza di unamedicina di base è un problema che dobbiamo affrontare».