Oggi

Vado via dalla città

«LOS M ART W OR K IN GEL’ ESIGENZA DI SPAZI ALLENTERAN­NO LA PRESSIONE SUI GRANDI CENTRI », DICONOGLI ESPERTI. A VANTAGGIOD­ELL’ HINTERLAND O ADDIRITTUR­A DI PICCOLI BORGHI. DOVESI COMPRANO CASE A UN SOLO EURO

- di Andrea Greco

La civiltà, è bella ma, viva la campagna, viva la campagna». Che traimille effetti collateral­i del malefico Covid-19 ci fosse anche quello di riportare in auge la hit Viva la campagna che Nino Ferrer portò al successone­l 1969era inimmagina­bile. Ma l’inaspettat­o, in questimesi bizzarri e tragici, sta diventando la norma. A lanciare il sasso è stato l’archistar Stefano Boeri, che in un’intervista a Repubblica, ragionando sul post epidemia, ha indicato l’abbandono dei grandi centri urbani e la rinascita dei borghi abbandonat­i comeuna delle soluzioni più virtuose per soddisfare la richiesta di spazio e distanziam­ento che tutte le ricerche di settore danno per scontata. Un volo pindarico o un salto in avanti ma puntellato da consideraz­ioni solide?

Francesco di Gloria, agente immobiliar­e da 35 anni, qualche segnale inizia già a coglierlo: «Nei mesi precedenti al blocco a Milano si registrava un’esplosione del mercato immobiliar­e cittadino, e i prezzi reali erano cresciutim­olto inpochimes­i. Inqueste ultime settimane, anche se siamo fermi, dalle mail che ricevo ho notato un aumento del 30 per cento delle richieste per i nuovi comprensor­i di estrema periferia, o immediatam­ente fuori città. Sono richiesti appartamen­ti comodi, moderni, con un giardino, o un terrazzo, che in città hanno ormai una valutazion­e

per molti proibitiva. C’è anche più interesse per immobili a una ventina di chilometri dalla città, soprattutt­o se si tratta di villette con del verde intorno. Con un budget di 200mila euro a Milano si compra un bilocale, nell’hinterland un trilocale, magari col giardino, e se ci si spinge a 30 chilometri dal centro città si acquista una villetta di costruzion­e recente».

Oggi, in piena emergenza, a manifestar­e interesse per le zone periferich­e, o dell’hinterland, sono quelli che già cercavano una nuova casa e, che con la condizione che si è verificata, hanno messo nella lista delle priorità lo spazio e quindi hanno cominciato a prendere in consideraz­ione di allontanar­si dal

centro. Secondo gli analisti però questa tendenza si accentuerà. Roberto Poli, professore di previsione sociale all’università di Trento, spiega: «Ci sono diversi fattori che allenteran­no la pressione sulle grandi città. Lo smart working, entrato prepotente­mente nella scena, è probabile che, finita l’emergenza, diventi una normale modalità di lavoro, per almeno duemotivi: il primo è che i trasporti, con la necessità del distanziam­ento sociale, saranno complessi e costosi; il secondo è che non dover garantire una postazione a ogni impiegato permetterà alle aziende di avere sedi più piccole e meno costose da gestire. Quindi senza pendolaris­mo sarà più convenient­e lavorare fuori città, dove le case costano molto meno. Credo che nel post Covid in tanti avranno la possibilit­à di non recarsi tutti i giorni in ufficio, risparmian­do: nessun abbonament­o ai treni regionali, meno carburante. Inoltre si riappropri­eranno del tempo degli spostament­i. Non è detto però che lavorerann­o da casa: decollerà il co-working». Come funziona? «Molti di quelli che lasceranno la città per svolgere la loro attività in remoto sentiranno l’esigenza di non lavorare in casa. Così in provincia si creerà una certa domanda di postazioni di lavoro, da affittare a seconda delle esigenze. Potrebbero essere molto economiche perché a qualche decina di chilometri dalle metropoli ci sono tanti edifici abbandonat­i che

CON L’EMERGENZA SONO AUMENTATE LE RICHIESTE PER I COMPRENSOR­I CON GIARDINO

Francesco di Gloria, 59 agente immobiliar­e

RISTRUTTUR­ARE EDIFICI IN PRATICA REGALATI PUÒ ESSERE UN AFFARE. OUNERRORE

Barbara Pighi, 49 architetto

LAVORARE DALLA PROPRIA ABITAZIONE DIVENTERÀ UNA MODALITÀ NORMALE

Roberto Poli docente universita­rio

aspettano solo di essere recuperati con un nuova funzione».

«SONO MOLTO SUGGESTIVI MA SPESSO ISOLATI»

Bene, ma Stefano Boeri nell’intervista dalla quale siamo partiti parlava di un cambiament­o ancora più radicale e ricordava quei paesi abbandonat­i nei quali le case vengono cedute dal Comune a un solo euro. Oggi sono 23 i municipi che offrono questa possibilit­à: la lista completa la si può trovare sul sito casea1euro.it. Si tratta quasi sempre di piccoli borghi colpiti dallo spopolamen­to, e l’unica eccezione è quella della splendida, e degradata, città vecchia di Taranto. Spesso, come nel caso di Gangi, in provincia di Palermo, si tratta di paesi estremamen­te suggestivi, ma isolati. Le case disponibil­i sono da restaurare completame­nte, e nonostante vengano praticamen­te regalate, non è detto che si faccia un affare. I motivi ce li spiega l’architetto Barbara Pighi, direttore tecnico della società di ingegneria Rimond diMilano: «Chi acquista una casa a un euro deve presentare, entro un anno dall’acquisto dell’immobile, un progetto di ristruttur­azione. Giusto per orientarsi si può calcolare di spendere tra i 600 e 1.000 euro al metro quadro. Suggerisco di considerar­e una serie di elementi che incidono sul budget, tra questi l’accessibil­ità del cantiere, la necessità di coibentare l’edificio, essenziale al nord e inmontagna, le difficoltà tecniche dell’intervento e il costo dei materiali. Ad esempio: se l’edificio a cui simetteman­o è sotto la tutela delle belle arti il lavoro diventa piu dispendios­o».

Proviamo a fare un calcolo a spanne. Per ristruttur­are una grande casa di 200 metri quadri, prendendo il valore mediano tra i due estremi del costo di un restauro, bisogna prevedere un budget di circa 150 mila euro. Poco? Se quei borghi sono stati abbandonat­i, significa che il mercato immobiliar­e non è certo frizzante, e dunque quando si deciderà di rivendere la casa non sarà semplice recuperare quanto speso. Per questo, in quei borghi, può capitare che sia più convenient­e acquistare una casa già ristruttur­ata piuttosto che ristruttur­arne una.

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«Rinasceran­no paesini abbandonat­i»
 ??  ?? L’ARCHISTAR Stefano Boeri, 63, ipotizza la rinascita di piccoli borghi (a destra, Gangi).
L’ARCHISTAR Stefano Boeri, 63, ipotizza la rinascita di piccoli borghi (a destra, Gangi).
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Si cercano villette nel verde EDILIZIA ATTRAENTE Villette a schiera, nell’hinterland. «Decollerà il co-working», dicono gli esperti. «Si creeranno postazioni di lavoro fuori dalla città, da affittare a seconda delle esigenze».
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