Perché mi sono inginocchiata per l’uomo ucciso a Minneapolis?
IL GESTO Myrta Merlino si è inginocchiata per George Floyd a
In ginocchio, in segno di rispetto per una vita che non c’è più. Colpita a morte dalla violenza discriminatoria in divisa. L’ho fatto, in televisione:
mi sono inginocchiata per George Floyd. Anche se Minneapolis è dall’altra parte del mondo,
come qualcuno mi ha fatto notare sui social. Anche se i gesti simbolici non bastano, forse non servono, a combattere razzismo e abuso di potere.
Però ho sentito di dover mostrare una reazione al mio pubblico, perché reagire all’indifferenza, al cinismo, alla rassegnazione contro le ingiustizie è parte del mio lavoro.
È al centro del mio patto con chi da casa si affida a me, da sempre. E non intendo cambiare adesso; né mettermi composta e a braccia conserte per non dispiacere la platea dei social o qualche critico tv. Lo avete visto il video? Non quello di me in ginocchio, che poco conta. Quello dell’arresto e della morte di George Floyd, in Minnesota, lo avete visto? Io sì e ho provato rabbia, dolore. Unsenso fortissimodi sconfitta. Come possono accadere ingiustizie simili nel 2020, in quella che chiamiamo la più grande democrazia del mondo? E come potevo andare in onda, quella mattina, senzamostrareempatia verso la famigliadiGeorge, verso i movimenti che si battono contro le discriminazioni, verso chi scende in piazza, in queste ore, fin sotto laCasaBianca perdire che «le vite dei neri contano»? Ho un patto con i telespettatori. Quello di restare fedele a me stessa. Di non indossaremaschere, quandovado inonda. Edi non vergognarmi dimostrare ciò che sento, quello in cui credo. Il mio giornalismoè fatto di questo: ragione e sentimento.
Dovevamoun gesto a quest’uomo ucciso per strada sotto gli occhi dei passanti. Gli dovevamorispetto. Lo rifarei.
Pazienza per chi non ha gradito e chi non ha capito. Black lives matter.