Due immagini simboliche: mentre si manifesta (a sinistra) o si passeggia, i cellulari con Immuni si scambiano informazioni.
Con il bluetooth i cellulari si parlano
bastanza vicini (non più di 1,5 metri) per almeno 15 minuti (tempo necessario perché l’incontro con un infetto sia considerato “a rischio”) le app si scambiano quel codice via bluetooth e lo tengono inmemoria per 15 giorni. Per ragioni di tutela della privacy, non rimane traccia né del luogo in cui è avvenuto l’incontro né l’identità delle due persone che si sono incontrate, che quindi chiameremo Mario e Paolo.
MA IN PRATICA,
CHE COSA ACCADE?
Se, nel corso dei 15 giorni successivi all’incontro conPaolo, Mario sviluppa i sintomi del Covid-19, allerta il suomedico e viene sottoposto a un tampone che risulta positivo, si sentirà domandare dall’operatore sanitario se vuole o no condividere le tracce dei suoi incontri recenti che Immuni ha registrato. Nel caso in cui Mario acconsenta, gli basterà andare sulle impostazioni, leggere all’operatore sanitario il codice alfanumerico che troverà lì e aspettare una notifica di conferma. Grazie al codice inviato daMario, il sistema può inviare al codice IDche corrisponde a Paolo (e a quelli di chi ha avuto contatti a rischio, a meno di 1,5metri per almeno 15 minuti, con Mario e che abbiano Immuni sul telefono) una notifica: lo si avverte che una delle persone che ha incontrato negli ultimi 15 giorni è positiva al Covid-19. Non che Mario è positivo. A quel punto, Paolo deve decidere se rivolgersi al suo medico per chiedere un tampone. Se non lo fa, nessuno può risalire a lui come a un “possibile contagiato da Mario”, perché per il sistema informatico alla base dell’app Paolo non esiste; esiste solo il suo ID anonimo registrato dal telefono di Mario.
E SE NON ARRIVANO NOTIFICHE?
Non ricevere notifiche da Immuni non
Dall’8 giugno, lo sapete, Immuni è attiva solo in Abruzzo, Puglia, Marche e Liguria: una sperimentazione che serve a correggere eventuali “(cioè falle nel sistema). Presto però sarà attiva su tutto il territorio nazionale. Nel frattempo, abbiamo chiesto a quattro cronisti, uno in ognuna delle Regioni “pilota”, di scaricarla e di provarla per noi, cioè per voi. La prossima settimana, quindi, potrete leggere una “prova sul campo” dell’app.
bug” è garanzia di non aver incontrato persone infette: potreste aver incontrato persone infette che non avevano l’app Immuni e che quindi non hanno potuto segnalare al sistema informatico di tracciamento l’incontro con voi. Pardon, col vostro cellulare.
MA SERVE DAVVERO?
Difficile dirlo. Per alcuni, è arrivata troppo tardi, quando ormai tra distanziamento sociale ed epidemia “in coda”, non serve piùamolto. In realtà, per renderla davvero utile bisognerebbe fosse già a regime tutto il resto. Per intenderci: seMario ha scaricato l’app perché vuole agevolare il tracciamento del contagio ma, di fronte a sintomi da Covid-19, non riesce a farsi fare un tampone che avvii il processo di messa in allerta delle persone che ha incontrato, è tutto piuttosto inutile. Aquesto va aggiunto chepraticamente ogni momento dell’uso dell’app è facoltativo: l’istallazione, la condivisione dei contatti, persino la decisione di chiamare ilpropriomedico se si riceve la notifica di avvenuto incontro con un infetto. Come dire: se funzionerà o no sta anche a noi.