Oggi

Papillon e ironia, se ne va il re degli aforismi

LAGRANDE STORIACON MONTANELLI, LE BIOGRAFIE ELATV. ETANTEFRAS­I DA RICORDARE. ECCONEALCU­NE

- di Sandro Orlando

Sulla tomba avrebbe voluto questa epigrafe: «Qui giace Roberto Gervaso, che ancora stenta a crederci». E non è detto che abbia cambiato idea, ora che se ne è andato dopo una lunga malattia. Lo scrittore e giornalist­a romano, che a luglio avrebbe compiuto 83 anni, assurse notorietà con i primi sei volumi della Storia d’Italia edita da Rizzoli tra il 1965 e il 1970, scritti insieme a Indro Montanelli. Da lì poi sarebbe passato a raccontare gli italiani attraverso una serie di fortunate biografie storiche, da Cagliostro a Claretta Petacci, che mettevano a nudo vizi e miserie dei potenti. Nella sua vasta bibliograf­ia (oltre 60 titoli), il «grillo parlante», come si firmava, si sarebbe quindi specializz­ato negli aforismi, genere in cui era maestro, grazie all’arguzia e al disincanto che lo caratteriz­zavano. Celebre per i papillon che indossava in tivù, ha combattuto gli ultimi anni con la depression­e. Emarginato in vita per l’iscrizione alla P2, è stato sommerso dopo la scomparsa dagli attestati di ammirazion­e. Coerenteme­nte con quelle capriole dell’animo umano che non si era stancato di smascherar­e. Ecco alcuni aforismi da La vita è troppo bella per viverla in due.

Alla lunga ci si stanca di tutto. Basta perseverar­e.

«A tutto c’è rimedio» lo dicono quelli che hanno provocato il danno. Bisogna essere veramente importanti per permetters­i il lusso di non sembrarlo.

C’è chi, nella vita, si è occupato solo d’altro.

Chi ci può essere utile non è mai stupido.

Chi dice «non ho parole», farebbe bene a stare zitto.

L’uomo è nato per soffrire. La donna, per dargli una mano. La generosità è meglio ostentarla che praticarla. Ti costa meno.

La vita è una manicomio dove ciascuno crede che i pazzi siano gli altri. Le sofferenze insegnano a vivere. Soprattutt­o quelle altrui.

Nessuno inganna i furbi meglio di chi sembra fesso.

Non ama che se stesso ed è, purtroppo, ricambiato.

Non è vero che i bambini siano migliori degli adulti. Gli manca solo l’esperienza.

Non è vero che tutto passa. Resta sempre il peggio.

Non sa fare niente, ma come organizzat­ore non ha eguali.

Quante nostre buone azioni ci fanno rimpianger­e di non averne commesse di cattive.

Sa tutto. Ma non sa altro.

Se capisse quello che dice, tacerebbe. Si può anche cambiare idea. L’importante è averne.

Sopravvive­re è la prima forma di immortalit­à.

Il buon giornalist­a racconta quello che vede; il cattivo, quello che vogliono vedere gli altri.

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Sopra a destra, Roberto Gervaso, scomparso a 82 anni, con il suo look personalis­simo. Sopra a sinistra, una sua fotografia molto curata in compagnia di Indro Montanelli (1909-2001).
CON INDRO, UNA COPPIA DI SUCCESSO Sopra a destra, Roberto Gervaso, scomparso a 82 anni, con il suo look personalis­simo. Sopra a sinistra, una sua fotografia molto curata in compagnia di Indro Montanelli (1909-2001).
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