La morte di Scieri Calci, pugni e otto ore di agonia per il parà
SECONDO LARICOSTRUZIONEDELLA PROCURAMILITARE, TRE CAPORALI DELLAFOLGORE L’HANNOPICCHIATO E COSTRETTOASALIRE SUUNATORRETTA. E, QUANDO È PRECIPITATO, NESSUNOLOHASOCCORSO
SECONDA PUNTATA
Ventun anni dopo la morte del parà di leva Emanuele Scieri alla caserma Gamerra di Pisa, la Procura militare di Roma, nell’avviso di conclusione delle indagini, ha indicato tre ex caporali della Folgore come autorimateriali del delitto. E ora la speranza di avere giustizia si fa più reale per la famiglia diEmanuele, sulla cui morte ha contribuito a fare luce anche l’inchiesta di una commissione parlamentare.
Secondo quanto ricostruito dalla Procura militare, Scieri, neorecluta alla Gamerra, la sera del 13 agosto 1999 «viene sorpreso fuori dalla camerata da Alessandro Panella, Andrea Antico e Luigi Zabara, tre caporali in forza al Centro addestramento paracadutisti, che gli contestano l’uso del cellulare, vietato dai regolamenti della caserma. Per punirlo - abusando del loro potere - gli ordinano di eseguire subito numerose flessioni sulle braccia. Mentre le esegue, lo colpiscono con pugni sulla schiena e gli pestano le dita delle mani con gli anfibi, gli scarponi militari, per poi costringerlo ad arrampicarsi sulla scala di sicurezza della vicina torre di prosciugamento dei paracadute, dalla parte esterna, con le scarpe slacciate e la sola forza delle braccia. Durante la salita, Scieri veniva seguito dal caporale Panella che, per fargli perdere la presa, lo percuoteva dall’interno della scala e, mentre il commilitone cercava di poggiare il piede sinistro su uno degli anelli, gli sferrava un violentissimo calcio».
Emanuele Scieri precipita da un altezza di circa 10 metri, finendo su una catasta di tavoli e armadietti rotti. È esanime, ma vivo: ha diverse fratture sulla parte posteriore delle costole che compromettono la funzione respiratoria; la spina dorsale è rotta in due punti, con resezione completa del midollo spinale a livello della sesta vertebra dorsale; perde sangue copiosamente dalla testa e alla fine ne perderà 2 litri, circostanza che fa poi desumere ai medici legali che il suo cuore abbia continuato a battere ancora per sei, otto ore.
TROVATO, PER CASO, TRE GIORNI DOPO
Si sarebbe forse potuto salvare, se i suoi aguzzini non fossero scappati abbandonandolo agonizzante a terra. Alle 23.45, in camerata giungono i sottufficiali per il contrappello. Emanuele Scieri non c’è. Alcune reclute spiegano che il ragazzo è rientrato in caserma, ma nessuno si preoccupa di andare a cercarlo.
E nessuno lo cerca né il giorno 14, né il giorno 15. «Sabato 14, alle 20.30,