Oggi

Massimo Bossetti

Ora davvero non ha più speranza

- di Giangavino Sulas

Ne consegue la inammissib­ilità dell’istanza». Venti righe di provvedime­nto e una conclusion­e perentoria che forse spengono per sempre le speranze di Massimo Bossetti di chiedere la revisione della sua vicenda giudiziari­a conclusa con l’ergastolo. Sei mesi dopo aver accolto le istanze di Claudio Salvagni e PaoloCampo­rini, difensori di Bossetti, il presidente della Corte d’Assise e Giudice dell’esecuzione Giovanni Petillo, il 26 maggio ha respinto, giudicando­la inammissib­ile, la richiesta per la ricognizio­ne sui reperti dell’inchiesta sull’omicidio di Yara Gambirasio. Ricognizio­ne che, per gli avvocati, dovrebbe portare a una nuova analisi di oltre cento reperti che la difesa di Bossetti non ha mai avuto a disposizio­ne e non hamai neppure potuto vedere.

I REPERTI CUSTODITI AL SAN RAFFAELE

Fra questi c’è il Dna di Ignoto 1, un profilo genetico che ha portato alla condanna diBossetti e che a nessuno è mai stato concesso di rianalizza­re malgrado le infinite richieste. Fu dichiarato «esaurito». «È stato consumato tutto nelle indagini», ripetevano come unmantra finché a fine novembre 2019, dopo quattro anni di silenzio, il professor Giorgio Casari, genetista consulente dell’Accusa, non rivelò, in una clamorosa intervista a Oggi, che 54 campioni di Dna «estratti da slip e leggings di Yara», gli indumenti da cui proveniva la traccia genetica che ha portato a Ignoto 1, erano custoditi da lui nei congelator­i del San Raffaele. Il 26 novembre 2019 Salvagni e Camporini depositaro­no una istanza chiedendo al Giudice dell’esecuzione di poter esaminare e analizzare tutti i reperti. Tre giorni dopo, il 29 novembre il Presidente Petillo rispondeva con la consueta formula: «Visto, si autorizza quanto richiesto». Il 2 dicembre lo stesso Petillo però precisava all’Ufficio corpi di reato del Tribunale che «l’autorizzaz­ione concerne la mera ricognizio­ne dei corpi di reato… rimanendo esclusa qualsiasi operazione di prelievo o analisi degli stessi». E nello stesso 2 dicembre i Carabinier­i ritiravano al SanRaffael­e i 54 campioni di Dna custoditi da Casari per consegnarl­i all’Ufficio corpi di reato del Tribunale.

«C’È IL TERRORE DI SCOPRIRE LA VERITÀ»

«L’autorizzaz­ione del Presidente Petillo è diventata un atto giudicato e stabilizza­to. Nessuno l’ha mai impugnato quindi esiste ancora. E seimesi dopo averla accolta ci dicono che la nostra istanza è diventata inammissib­ile», dice Claudio Salvagni. «Questa è la prova provata che qualcuno ha il terrore che si vada a indagare su quei reperti perché lì dentro c’è la prova di un clamoroso errore. Anche perché noi abbiamo chiesto copia dei Dvd originali relativi ai reperti analizzati da polizia e Ris e 8 mila analisi genetiche mai entrate neppure nel fascicolo processual­e. Di queste non si sa nulla».

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A lato, Massimo Bossetti, 49. Sopra, i due atti con cui il giudice prima autorizza e poi respinge la ricognizio­ne sui reperti.
IL DIETROFRON A lato, Massimo Bossetti, 49. Sopra, i due atti con cui il giudice prima autorizza e poi respinge la ricognizio­ne sui reperti.

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