Oggi

Sergio De Gregorio

«Quando mi disse: sono qui con Buscetta»

- di Pino Aprile

Pino, qui c’è uno che somiglia tanto a Masino Buscetta. Ma tanto!». Sergio De Gregorio era in crociera nel Mediterran­eo orientale con la moglie e una coppia di amici. Telefonare da una nave era difficile, allora, e costosissi­mo. «Da 1 a 10, quanto?». Non ricordo la risposta, il tono era quello di chi è convinto, ma teme di volerci credere per forza. Come averne certezza? «Chiedilo a lui», suggerii.

Per decenni, Paolo Occhipinti, il più longevo direttore di Oggi, non era andato in vacanza: si allontanav­a due-tre giorni e rientrava, a spizzichi e bocconi. Poi accadde qualcosa che lo indusse al passo. «Pino, vieni a Milano» (ero vicedirett­ore, ma anche capo della redazione romana). A metà corridoio della redazione ci incontramm­o, mi presentò Pino Belleri «Il nuovo capo redattore» (diventò direttore di Oggi quando io lo fui di Gente). «Buon lavoro». E se ne andò.

UNA STAGIONE DI SCOOP

Da allora, ogni estate, scoprì le vacanze mai fatte. Restavamo in pochi al giornale, anchemeno di dieci. Con Pino Belleri e Roberto Angelino (che poi sarà vice direttore a Gente, con

Umberto Brindani d irettore e con me con ndirettore), cominc iò una stagione incred dibile di scoop a ripetizion­e e: Caroline calva, le foto di Berlusconi­B e berlusconi­di alle Bermu uda in fila indiana, quelle di Pavaro tti e la Mantovani... Un esaurito dopo o l’altro. Qualche serpe di redazione (im mmancabili nelle comunità umane) com minciò a insinuare che volessi far le scarpes a Occhipinti (ciao, maestro!) ). Il quale ne fu così impression­ato da a mandarci un telegramma: «Scopr ro di essere la palla al piede del gi iornale, resto ancora un po’ in vac canza» (e ne aveva da recuperare e!). Quando

arrivò la telefonata di Sergio, era via. Sergio De Gregorio lo conobbi che era ragazzino e già giornalist­a. Ora è nuovamente in galera, accusato di reati infami. Gli sviluppi giudiziari ci diranno. Di sicuro è colpevole di un crimine molto più grave: ha avuto un dono prezioso, rarissimo, e lo ha sprecato. Alcuni diventano giornalist­i, altri ci nascono e non si sa perché abbiano al massimo e in dote, quello che altri devono apprendere, non sempre riuscendoc­i. Sergio era un grande cronista naturale, non tornavamai senza “il pezzo” e uno scoop o qualcosa che somigliass­e a uno scoop (in questo aveva un’abilità non frenata da remore. E dinanzi a con

testazioni, tirava fuori l’arma totale: ‘O testimone, Ciccillo Jovane, mitico fotoreport­er di Nocera Inferiore). E lui lo chiese: «Scusi, lei è donMasino Buscetta?». «Sì», rispose l’uomo che svelòmiti e riti dellamafia a Giovanni Falcone. Poi sorsero congetture su quel viaggio (servizi segreti, trame...).

Dico quel che so: la crociera era stata organizzat­a da amici di Sergio, per motivi familiari (me lo confidò Ciccillo); e Sergio non mi parve recitasse. Tutto è possibile, ma per come si svolsero i fatti, non ho mai creduto alla cosa preparata.

Buscetta era in viaggio con la moglie. Il primo pentito dimafia era libero di farlo, ma nessuno lo avrebbe immaginato fra i turisti in crociera. Sergio sa essere coinvolgen­te (gli fu utile in politica) e con donMasino fece subito comunella: aperitivo a bordo piscina, champagnin­o a sera... E il fotografo di bordo scattava, scattava. E Buscetta diceva, diceva. Ormai tutti sapevano a bordo e gli agenti del Mossad, il servizio segreto israeliano, che sono su ogni nave che solchi quelle acque, erano molto infastidit­i. Bisognava recuperare le foto e portarle a Milano (non c’erano i mezzi di oggi). Le telefonate fra me e Sergio non erano sicure e sempre più difficili e brevi. «La prossima tappa?», chiesi. «Il Cairo, prevista la gita alle Piramidi, ma non ci vado». «Invece sì», dissi. «Però, fermati all’albergo stile inglese che c’è un po’ prima e chiamami da lì». Lo fece. La tappa successiva era Haifa, Israele, e gli agenti sarebbero scesi, perché la nave sarebbe tornata indietro, facendo tappa a Cipro. Dissi a Sergio di farmostra di voler sbarcare ad Haifa, con le foto (non ricordo se gliene avevano già sequestrat­o parte), gli agenti lo avrebbero fermato, lui avrebbe protestato, dandosi per vinto. A nave ripartita, avrebbe consegnato le foto (fatte ri-acquistare da altri, se ben ricordo) a uno dei gitanti che sarebbero scesi a Cipro, dove avrei inviato un nostro fotografo a ritirarle.

PRELEVATO NELLA NOTTE

A Cipro mandai volutament­e uno dei nostri più inoffensiv­i fotografi, Paolo Rocca (più adatto a servizi “posati”, non di battaglia; sapete l’amico prof di Indiana Jones in fuga al Cairo: «C’è nessuno che parla la mia lingua quiii?»). Il recupero delle foto avvenne in tempo per la chiusura del giornale il lunedì. Non potevo liberare più di otto pagine (c’erano pure altri scoop, in quel numero). Appena demmo l’anticipazi­one all’agenzia Ansa, successe il finimondo: telegiorna­li, dichiarazi­oni di politici, richieste da colleghi dei quotidiani... La nave sarebbe arrivata a Catania il mercoledì, giorno di uscita del giornale. Informai di tutto il direttore, in vacanza in barca in Sicilia, perché se si fosse fatto trovare lì, avrebbe potuto tenere una conferenza stampa. Si temeva la reazione della mafia, in cerca di Buscetta per ucciderlo, e la tappa siciliana pareva portare la vittima al plotone di esecuzione. C’era il mondo al porto, ad attenderne lo sbarco. Ma la notte prima, un elicottero (dei servizi segreti, dissero) aveva prelevato Buscetta e signora dalla nave. Unica star presente a Catania: il direttore di Oggi.

P. S. Sergio De Gregorio fu poi eletto al Parlamento con Italia dei Valori e vendette il suo voto e la maggioranz­a del governo Prodi a Berlusconi (e finì per la prima volta in galera). Gli mandai un telegramma, ultimo mio contatto con lui: «Non sei cambiato. Il che vuol dire che non sei migliorato». Credo paghi, con la sua caduta, lo scempio di un dono che non seppe onorare, ragione per cui lo avevo da tempo allontanat­o dal giornale.

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Qui sopraa, l’articolo con cui De Gregorio replicò alle polemichhe e alle illazioni seguite al suo scoop.
INFURIAR RONO POLEMICHE E INSINUAZIO­NI Qui sopraa, l’articolo con cui De Gregorio replicò alle polemichhe e alle illazioni seguite al suo scoop.
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