L’estate sarà un banco di prova
À p
are che abbassino l’Iva. A noi verrà in tasca qualcosa?
Dovrebbero calare un minimo i prezzi.
L’Iva è un’Imposta sul valore aggiunto. Cioè: il boscaiolo vende il legno alla fabbrica, a 10 euro più Iva. La fabbrica costruisce il tavolo e lo vende al negozio a 20 euro più Iva. Il negozio vende il tavolo al cliente a 30 euro più Iva. Se l’Iva fosse al 20 per cento, il prezzo della prima vendita sarebbe di 12 euro, della seconda di 24 e della terza di 36. Fino al consumatore finale, l’Iva si compensa tra quella pagata e quella incassata. Il consumatore finale, invece, è quello che si carica per davvero tutto il costo dell’imposta. Se l’Iva fosse abolita, i prezzi di tutte le transazioni scenderebbero da 12-24-36 euro a 10-20-30 euro. Con un vantaggio evidente per il consumatore.
Come funziona? Secondo me il commerciante fa finta di niente, non abbassa il prezzo e si tiene la differenza.
Potrebbe darsi, ma il fenomeno sarebbe comunque mitigato dai concorrenti che accetterebbero di far pagare di meno. Nel nostro caso, tuttavia, l’Iva non sarebbe abolita, ma tagliata. Invece del 22%, mettiamo, il 16, e così via. La Merkel in Germania ha tagliato l’aliquota del 19 al 16 e quella del 7 al 5. Però per soli seimesi, cioè dal 1° gennaio 2021 tutto tornerà come prima. La cosa costerà alle casse tedesche 20 miliardi.
AGLI STATI GENERALI
Roma. Giuseppe Conte, 55, a Villa Pamphilj.
E a noi quanto costerebbe?
Tra i 4 e i 10 miliardi, a seconda di come sarà concepita. Bisogna poi vedere se sarà effettivamente varata. Parecchi esperti dicono che sarebbe meglio tagliare le tasse in busta paga. Un’altra idea è quella di non far pagare l’Iva, o farla pagare in misura fortemente ridotta, a chi comprerà non col contante ma con la carta di credito o di debito. Questa potrebbe davvero essere fatta.
Ce l’hanno col contante, eh?
Se il contante sparisse, sarebbe più difficile evadere e incontrerebbe difficoltà anche la malavita.