11 dicembre 2006:
in un appartamento della corte di via Diaz, a Erba, alle 20, vengono uccisi Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk e sua mamma Paola Galli. Al piano superiore verrà ritrovata morta Valeria Cherubini, che abitava nella mansarda. Sopravvive il marito Mario Frigerio.
vengono arrestati i vicini Olindo Romano e Rosa Bazzi. Pesa il riconoscimento di Frigerio, che dopo aver accusato un uomo olivastro e mai visto prima, punta l’indice contro il vicino di casa. Ci sarebbe anche una macchia di sangue sull’auto della coppia, che però nessuno vedrà mai a parte chi l’ha repertata. Il 10 gennaio i coniugi confessano.
la Cassazione condanna all’ergastolo i coniugi, sostenendo però che ci sono «numerosi dubbi e aporie».
Nel 2015 la difesa di Olindo e Rosa scopre che ci sono reperti mai analizzati e chiede di esaminarli. Poco dopo il funzionario dell’ufficio corpi di reato Francesco Tucci domanda cosa fare dei reperti. Il pm che aveva seguito il processo, Massimo Astori, dà parere favorevole alla distruzione; la Corte d’Assise rigetta la richiesta degli avvocati e ordina la distruzione. La difesa ne ottiene la sospensione e per anni i tribunali di Como e Brescia si rimpallano la responsabilità. La Cassazione stabilisce che spetta a Brescia, che rigetta l’istanza.
il funzionario dell’ufficio corpi di reato Angelo Fusaro brucia nell’inceneritore i reperti che la difesa voleva far analizzare poche ore prima che la Cassazione si pronunci. Dopo che Como ha rigettato l’istanza degli avvocati di Olindo e Rosa, è pendente il quarto ricorso in Cassazione, che finora ha sempre dato ragione ai legali ritenendo che le analisi debbano essere fatte. Tra queste, quelle sui server delle intercettazioni, dopo le scoperte del settimanale Oggi, che aveva documentato la scomparsa di numerosi audio.