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IN SIMBIOSI

LA SORELLA MINORE DI ROMINANA Romina Power, 68, con la sorella Taryn, 66, in una foto di qualche anno fa. Tarynèmort­a di leucemia.

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interpreta­to da PatrickWay­ne e Jane Seymour. In Italia partecipa al grottesco Bordella di Pupi Avati, mentre di recente torna a recitare in Sulle mie spalle di Antonello Belluco.

Per un certo periodo si trasferisc­e in Italia, ospite nella tenuta di Cellino San Marco, e con Romina, Al Bano e il fratello di lui Franco-Kocis dà vita a un quartetto canoro di successo. Ha raccontato l’altro Carrisi a Oggi: «La canzone si chiamava Taca, taca banda e fece di noi gli Abba italiani. Trionfammo in tutta Europa». Le cronache parlano di un flirt con la giovane americana, lui smentisce: «Forse Romina sperava in un fidanzamen­to tra me e sua sorella, ma a livello caratteria­le non ha funzionato. Io e Taryn eravamo troppo diversi». Qualcuno vuole, però, che tra lei e Lucio Battisti ci sia stata un’attrazione fugace.

Laureata in spagnolo e francese, studiosa di ufologia, la “piccola” Power aveva un animo buono: «Tutto ciò che volevo era farmi una famiglia». Lavorerà come insegnante di sostegno per ragazzi disabili all’interno di una struttura pubblica.

Poco prima dei cinquanta, viene colpita da un tumore al seno e riesce a sconfigger­lo. Così non sarà per la leucemia, che dopo lunga e vana lotta la stronca a 66 anni. Romina non se l’aspettava. Ospite di Domenica In, ha confidato che se il coronaviru­s non l’avesse bloccata sarebbe volata nelWiscons­in per stare vicino alla sorella. «Al suo posto dovevo morire io», si è sfogata con la Venier: «io ero la più grande!». Su Instagram, nel dare notizia della perdita, ha postato: «Ci ha lasciati un essere luminoso, una madre amorevole, nonna eccezional­e e sorella unica e speciale per il suo umorismo, la generosità e l’amore che aveva per gli animali e la natura. Non potevo avere una sorella migliore in questa vita!». Di lei diceva Taryn, in ideale controcant­o: «IoeRomina volteggiam­o sempre tra le nubi, legate da un filo invisibile, impercetti­bile. E, come gli uccelli migratori, sappiamo sempre dove andremo a finire».

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