Perché Pecco Bagnaia è tornato subito in pista?
Niente fratture e voglia di voltare subito pagina: una settimana dopo la paura di Barcellona, il pilota Ducati corre a Misano. E sale sul podio
Pecco Bagnaia è fatto di carne e ossa come tutti noi. Ma, sotto sotto, è un essere speciale, un supereroe, come ha detto lui stesso.
Il 3 settembre, a Barcellona, è scivolato sull’asfalto, con un impatto - calcolato dai sensori della tuta-armatura che lo ha protetto - di 24G (vale a dire un impatto che moltiplica 24 volte il suo peso, che è di 60 kg). Poi gli è passata sulle gambe una moto di 157 chili. Il tutto, senza riportare fratture.
Il sabato successivo, a Misano, dopo l’ok dei medici per tornare in sella, è arrivato terzo nella gara sprint, e nella gara della domenica è salito sul terzo gradino del podio. Ma con fatica doppia.
Pecco aveva già pensato di risalire in moto quando l’ambulanza lo stava portando al centro medico del circuito catalano per i primi controlli. Eppure era stato appena sfiorato dalla morte, mentre era sdraiato sull’asfalto e una decina di moto gli passavano a pochi centimetri dal collo e dalla testa, le parti del corpo di un motociclista che nessuna armatura può proteggere. Una persona normale avrebbe ringraziato il “Signore delle corse” e avrebbe cambiato sport. Invece Pecco - e come lui avrebbero fatto tutti i suoi colleghi - è tornato subito in pista. «Mollare per me non è concepibile, bisogna stringere i denti, accettare il dolore e conviverci. Avevo bisogno di salire sulla mia moto», ha detto dopo aver raccontato l’accaduto. Acciaccato e dolorante, ma già pronto a rischiare come prima. Una follia? Per noi, probabilmente. Non per chi ha scelto di fare il pilota che ha fatto del “Mollare mai” la sua vita.