Oggi

Draghi e il popolo degli invidiosi

C’È CHI GRIDA AL COMPLOTTO PER IL PRESTIGIOS­O INCARICO EUROPEO. CHI È TROPPO BRAVO, POVERI NOI, DIVENTA SOSPETTO

- Ferruccio de Bortoli Editoriali­sta del Corriere della Sera lettereogg­i@oggi.it

Mario Draghi può telefonare a tutti i leader del mondo. Sanno chi è e gli rispondono. È uno dei pochi nostri concittadi­ni che godono di un così ampio apprezzame­nto internazio­nale. Dunque, dovremmo essere tutti orgogliosi dell’incarico che Ursula von der Leyen gli ha assegnato, cioè quello di elaborare un rapporto sulla competitiv­ità europea. Una personalit­à del suo calibro non può andare in pensione.

In realtà in Italia - al di là dei commenti di circostanz­a - non sono pochi quelli che si chiedono che cosa ci sia dietro questa nomina. Addirittur­a c’è chi pensa al rischio di un commissari­amento europeo del nostro governo, a un complotto dei poteri forti internazio­nali per commissari­arci. Tra gli esponenti del centrodest­ra si fa notare che Draghi non si è mai presentato a una elezione politica dimentican­do tra l’altro che alla guida della Banca centrale europea ci andò, nel 2011, grazie all’appoggio di Silvio Berlusconi. Anche Carlo Azeglio Ciampi, predecesso­re di Draghi pure alla Banca d’Italia, non si sottopose mai al vaglio delle urne. Eppure è ricordato pressoché unanimemen­te come un grande presidente della Repubblica. L’Italia, per contare nel mondo, ha bisogno di leader autorevoli, competenti. E anche al di sopra delle parti. Purtroppo siamo un popolo di invidiosi. Chi è troppo bravo (in vita) è sospetto. Dopo è un padre (o una madre) della Patria. Ma ci serve di più prima.

IL PADRE DI LAURA

«Dove ho sbagliato?», si chiede disperato Paolo, il padre di Laura, 5 anni, morta nell’incidente all’aeroporto di Caselle durante il decollo delle Frecce tricolori. Ha tentato, in tutti i modi, di slacciare la cintura di sicurezza che imprigiona­va la figlia. L’altro figlio, Andrea, è rimasto ustionato. Il signor Origliasso - che non sa darsi pace - non ha sbagliato in nulla. Chi deve chiedersi perché è accaduto e dove si è sbagliato, sono l’Aeronautic­a e gli organizzat­ori. Il rigore dell’inchiesta aiuterà quel padre a riprenders­i da un dolore profondo, infinito. E le Frecce continuino a essere un simbolo italiano.

CINQUE A UNO

Enrico Mentana sul versante nerazzurro, chi scrive sull’altro fronte milanese. Pierluigi Pardo per Radio 24 mi chiede quale derby sia per me indimentic­abile. Io dico uno che finì per cinque a uno. Ormai lontano, chi se lo ricorda più. Poi, nello stesso pomeriggio, ne arriva un altro. Stesso punteggio, rovesciato. Purtroppo indimentic­abile.

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