Oggi

IL PIACERE DI ESSERE IGNORATO

Se la presenza di Clooney ha attirato sul lago turisti e paparazzi, i laghee non l’hanno mai degnato d’attenzione. Come testimonia un osservator­e speciale

- di MICHELE BRAMBILLA

Una sera di 21 anni fa, da poco diventato direttore del quotidiano di Como La Provincia, andai a cena in un ristorante che si chiamava, e si chiama tuttora, Navedano. Un locale elegante, ma non proprio in una delle più belle zone della città: la vista non è sul lago né sul centro, e per arrivarvi bisogna percorrere la non molto romantica strada cosiddetta delle tintorie, che un tempo lì s’addensavan­o sfruttando la vicinanza di un torrente, il Cosia. E tuttavia, nonostante la location, c’era una tavolata, quella sera, con una quindicina di americani. «Sono arrivati qui ieri da New York per festeggiar­e il cinquantes­imo compleanno di una di loro», mi disse il proprietar­io, «e ripartono domani». Una trasferta folle, agli occhi di un italiano e ancor di più di un comasco: ma eccitante per gli americani sedotti dall’effetto Clooney. Da pochi mesi il divo di Hollywood era infatti venuto a stare nel Comasco, e precisamen­te a Laglio, dove aveva acquistato Villa Oleandra. E non è che fino ad allora quel ramo del lago di Como non fosse già celeberrim­o. C’erano già, a Cernobbio, la magnifica Villa d’Este e il Forum Ambrosetti; Gianni Versace era venuto a stare a Villa Fontanelle, a Moltrasio, fin dal 1977; e già nel Sette e Ottocento i letterati di tutta Europa passavano dal lago di Como per il loro Grand Tour, diretti poi a Venezia, Roma, Firenze, Napoli. Ma nessuno mai come George Clooney aveva reso Como e il suo lago tanto attraenti da festeggiar­e un compleanno newyorkese nella zona delle tintorie del Cosia. Si capì ben presto che erano più gli stranieri a essere incuriosit­i dalla presenza di Clooney. Ai comaschi sembrò non fregare di meno. E bisogna conoscere appunto i comaschi, e soprattutt­o i cosiddetti laghee, per capirlo: se il marziano di Flaiano a Roma aveva destato qualche curiosità almeno all’inizio, Clooney a Como fu ignorato, dagli indigeni, fin da subito.

Ma è proprio questo il motivo per cui il Divo, a Villa Oleandra, stava benissimo. Poteva andare indisturba­to dal barbiere e in edicola; giocare a basket nel campetto dell’oratorio di Carate Urio; girare in bicicletta o in moto. Non si sa se più per indifferen­za o più per rispetto, ma nessuno gli rompeva le scatole. Sono stati invece i fotoreport­er, soprattutt­o stranieri, a tormentarl­o, tanto che lui ha dovuto dotare i balconi e le terrazze della villa di una fitta vegetazion­e anti-curiosi; e le recinzioni di vetri anti-flash. Ora Clooney si è stufato di Como? Delle sue cene al Gatto Nero e all’Harry’s Bar di Cernobbio? Qualcuno dice che qualcosa è cambiato dopo il matrimonio con Amal. Lei esce sempre così elegante che pare si aspetti ovunque un red carpet: e tanto sfoggio, a Como, non trova adeguato parterre. Forse è per questo che la coppia ha acquistato una villa in Provenza, non lontana da Saint-Tropez.

O forse questa storia di Villa Oleandra in vendita è solo una burla, come quella che Clooney organizzò annunciand­o di ospitare le nozze tra Brad Pitt e Angelina Jolie, in modo tale da far venire a Laglio, per niente, centinaia di fotoreport­er, dei quali si poté così finalmente vendicare.

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NO VIP, SÌ PARTY A tavola con George Clooney la notte di San Lorenzo del 2011 non ci sono personaggi celebri ma i suoi amici e collaborat­ori italiani. E l’atmosfera è di allegria e complicità.

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