ELISABETTA INCINTA DI CARLO TRA RICAMI E TACCHI ALTI
Scelse Londra per il parto anziché Balmoral, deludendo gli scozzesi. Si arrese solo alla fine a portare scarpe basse come voleva il ginecologo reale. Sopportò, a modo suo, le prime intemperanze di Filippo. La futura regina dimostrò anche in gravidanza di che pasta (speciale) fosse fatta
In realtà l’articolo cominciava con un errore: «Tra una ventina di giorni, verso la metà di ottobre, a undici mesi dalla data del matrimonio, Elisabetta d’Inghilterra darà alla luce il suo primogenito». Poiché il futuro Carlo III è nato il 14 novembre (e di certo quest’anno, i suoi 75 anni non passeranno inosservati) e l’articolo di Oggi uscì sul numero 39 del 26 settembre 1948, sbagliammo di un mese. Ma cogliemmo l’importanza della notizia. Perché, all’epoca, Elisabetta non solo non era ancora regina. Ma nessuno poteva prevedere la prematura scomparsa del padre, Giorgio VI, il 6 febbraio 1952, a 57 anni e il lunghissimo e decisivo regno di lei.
Intanto Elisabetta, scriveva il giornalista Rocco Matricardi, aveva creato un piccolo incidente. «Prima ancora di venire al mondo il bambino ha dato un grosso dispiacere ai buoni scozzesi, i quali, contando sul fatto che la principessa ha trascorso le ultime settimane di reclusione nel castello di Balmoral, appunto sulle montagne della Scozia, speravano di poterlo vantare loro concittadino. Ma Elisabetta è nata a Londra, adora Londra, e per nessuna ragione accetterebbe di diventare madre lontano di qui». Pensare che poi Balmoral sarebbe diventata la sua residenza preferita. Ma, all’epoca, aveva 22 anni e una evidente vitalità.
Andò in effetti così. Carlo sarebbe venuto al mondo, come previsto, a Buckingham Palace: «Dove è già stata preparata la nursery, la cameretta per il bambino. Da Buckingham Palace, una quindicina di giorni dopo la nascita, il bambino sarà portato alla Clarence House, la residenza londinese di Elisabetta, per un altro breve periodo, e finalmente raggiungerà Windlesham Moor, la casa di campagna nel Surrey, che sarà il luogo della sua infanzia». Vero, ma solo per un breve periodo. La dimora era a pochi chilometri dal castello di Windsor ed era stata affittata da Elisabetta e Filippo dopo il matrimonio. Oggi appartiene alla famiglia dello sceicco Hamdan bin Rashid Al Maktoum (morto nel 2021), che l’ha completamente cambiata. Il nostro cronista assicurava poi che Elisabetta, pur sperando in
un maschio, non avrebbe disdegnato una femmina mentre Filippo avrebbe voluto solo un maschio, forse ignorando le leggi britanniche di successione che da lì a poco avrebbero appunto portato sul trono la moglie e inchiodato lui al ruolo di principe consorte (il giornalista avvertiva però che era già diventato «un personaggio secondario»). Elisabetta avrebbe lasciato il segno. Del suo primogenito si aspettano ancora le gesta. Ancor più tradizionale la descrizione che Matricardi fece delle giornate della principessa: «A Balmoral, Elisabetta passa il suo tempo con passeggiate nel parco, con letture e con lavori di maglia e di ricamo per il bambino che deve nascere». L’Italia del 1948 metteva al tombolo anche una principessa che amava i motori e i cavalli e aveva, pure a suo modo, partecipato alla Guerra. Altre previsioni si rivelarono errate: la prima, che il re stabilisse con un decreto speciale che il nascituro assumesse il casato del padre (Filippo non digerì mai il fatto che i suoi figli fossero Windsor). Poi che si chiamasse «Giacomo, Guglielmo o Edoardo, uniti a Filippo, come secondo nome, se l’erede sarà maschio, o Alice Margherita, come la sorella di Elisabetta, o Maria, come la nonna, se femmina». Anche per la secondogenita non valsero queste indicazioni: si chiama Anna. Neanche l’ultima ipotesi è andata in porto: «La notizia che Sir William Gilliatt, il ginecologo reale, avrebbe pronosticato un parto gemellare è stata ripresa da tutta la stampa e continua a girare, nonostante che lo stesso sir William si sia affrettato a smentirla il giorno dopo». Si trattava dello stesso medico che aveva trovato Elisabetta «in buone condizioni, serena, e, ciò che a lui importava, finalmente rassegnata a lasciare i tacchi alti per quelli bassi». Di certo, Elisabetta trovò subito altri modi per svettare.