Ma davvero in Sardegna arriveranno i pastori del Kirghizistan?
A partire dall’inizio del 2024 un centinaio di famiglie si trasferirà nell’isola per sopperire alla mancanza di mandriani
Sì. Potrebbe essere un modello di immigrazione che mette d’accordo tutti. Alla Sardegna mancano pastori? La soluzione è prenderli all’estero, formarli e trasferirli dove servono, assicurando loro reddito e stabilità. I pastori kirghisi, diversi in tutto e per tutto da quelli sardi ma accomunati dalla cultura dell’allevamento delle pecore e dei cavalli, arriveranno nell’isola. Non tutti subito. Si partirà, nei primi mesi del prossimo anno, con un centinaio di famiglie composte da giovani kirghisi. L’accordo, firmato dal ministero del Lavoro del Kirghizistan e da Coldiretti Sardegna prevede di avviare un progetto pilota con l’arrivo di un primo gruppo (di età tra i 18 e i 45 anni), con capacità professionali specifiche nel settore che seguiranno un percorso di formazione e integrazione nel tessuto economico e sociale, con opportunità anche per le mogli nell’attività dell’assistenza familiare.
Il progetto, nel medio-lungo periodo, porterà all’inserimento di alcune migliaia di stranieri, a seconda della domanda, con interventi in tre distretti (Sassari, Nuorese e Sarrabus, nella Sardegna centro meridionale) e l’aiuto di mediatori culturali.
L’accordo Kirghizistan-Coldiretti prevede contratti di apprendistato e poi contratti a tempo indeterminato con la possibilità di occupare anche le tante case sfitte nei piccoli centri. Una prima selezione verrà fatta dal ministero del Lavoro kirghizo che preparerà i bandi.