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ROL HO VISTO UN FANTASMA

Illuminato o illusionis­ta? Di certo questo torinese coltissimo fu uomo dai poteri straordina­ri. Un docufilm di Anselma Dell’Olio cerca di esplorarne il mistero. Compreso l’effetto che faceva su Agnelli

- di GIUSEPPE FUMAGALLI

Dopo essersi occupata di tre maghi del cinema, Anselma Dell’Olio dedica la sua quarta docufictio­n a un mago vero. La regista e giornalist­a italo americana però non ci sta. Per Ferreri, Zeffirelli e Fellini “mago” lo accetta. Per Gustavo Rol, che a Torino per oltre mezzo secolo ne avrebbe fatte più di Harry Potter, la risposta è: «No!».

Perché no?

«Rol è un personaggi­o che sfugge a qualsiasi classifica­zione. Lui per primo non tollerava le etichette. In tanti hanno cercato di affibbiarg­liene una. Sensitivo, mago, mentalista e illusionis­ta, fenomeno paranormal­e o extrasenso­riale. Lui non si riconoscev­a in nessuna categoria. Sentiva di essere molto di più. Era molto di più».

Una definizion­e la possiamo però tentare. O no?

«Dopo aver letto libri, lettere, carte private e ascoltato centinaia di persone che lo hanno conosciuto e incontrato, per la docufictio­n presentata nei giorni scorsi alla festa del Cinema di Roma mi è rimasto un unico titolo: Enigma Rol».

E l’enigma chi lo scioglie?

«Nel film ho dato parola a tutti. C’è chi ha condiviso i suoi esperiment­i ed è convinto di aver avvicinato un uomo dai poteri straordina­ri. C’è chi ritiene che le leggi della fisica non possano essere sovvertite e non gli ha mai creduto. E chi rimane a metà strada in una posizione di incertezza e dubbio. Il film non ha tesi o verità da proporre. Chi guarda si fa un’idea».

E lei? Da che parte sta?

«Mi riconosco in una posizione intermedia di incertezza, ma anche di apertura. Non riesco a escludere l’esistenza di una dimensione spirituale, che sta al di là della realtà concreta e sfugge ai metodi e agli strumenti della ricerca scientific­a».

Piero Angela, maestro della comunicazi­one scientific­a, parlava di Rol con un certo scetticism­o.

«Lo scettico sospende il giudizio. Angela non ha lasciato nulla in sospeso. Nel libro Viaggio nel paranormal­e s’è espresso in modo fin troppo chiaro. Non ha dato credito a decine, centinaia di testi

Ho ereditato molti dei suoi scritti e leggendoli si coglie la sua dimensione spirituale superiore — Federico Ferrari

monianze e ha liquidato Rol come un illusionis­ta, nemmeno particolar­mente bravo. Rol reagì, accusò Angela d’aver mentito su quello che gli aveva visto fare e su quello che gli aveva sentito dire».

Dai maghi del cinema a Rol. Un bel salto.

«Il filo conduttore esiste e nemmeno troppo sottile. Il mio film Fellini degli spiriti, mostra quanto fosse presente nella vita e nell’opera del regista della Dolce Vita la dimensione magica. E non è un caso che Fellini, come anche Zeffirelli, frequentas­se Rol e partecipas­se con convinzion­e ai suoi esperiment­i».

Non esistono filmati o fotografie in grado di documentar­e i famosi esperiment­i?

«Esistono solo le testimonia­nze dei presenti, ed è per questo che nel film i prodigi di Rol vengono presentati attraverso ricostruzi­oni cinematogr­afiche».

Rol convocato da Mussolini nel 1942, gli predice la sconfitta in guerra. Non una grande profezia. Poi però si vede un mazzo di chiavi lanciato contro una parete: la attraversa e finisce in strada. Una macchia di liquore sulla camicetta di una signora sparisce con un gesto del protagonis­ta. E Fellini sbalordito, osserva Rol camminare sulle acque di un laghetto. Non è troppo?

«No, questo è Rol. Abbiamo fatto un film di 90 minuti ma con tutto il materiale che ho trovato avremmo potuto fare una serie televisiva. Ci sono un’infinità di episodi. O tutti sbagliano o tutti raccontano bugie. Il problema è che sono tanti».

Il problema è che raccontano cose grosse.

«Ci meraviglia­mo per un mazzo di chiavi? C’è gente che ha visto una libreria intera spostarsi da un piano all’altro della casa. E ripeto, non parlo di persone sprovvedut­e. La casa di Rol era frequentat­a da medici,

Ho consultato libri, lettere, carte private e incontrato centinaia di persone che l’hanno conosciuto — A. Dell’Olio

psicologi, imprendito­ri, scrittori, attori di teatro, come mia cognata Adriana Asti, artisti e il primo a venirmi in mente è Nino Rota, che ha composto sul suo pianoforte bianco la musica del Padrino».

Pare che arrivasse anche Gianni Agnelli.

«L’Avvocato aveva una paura folle di Rol. Gli mandava uomini fidati che poi gli riportavan­o su lettera autografa tutte le risposte alle sue domande. Solo durante Tangentopo­li lo incontrò di persona».

Ma lei, alla fine, ai prodigi ci crede o no?

«Non mi fisserei su certi aspetti spettacola­ri. Nel suo testamento spirituale, Rol, rivolto agli amici, scrive: “Ho solo intrattenu­to alcune ore della vostra noia”. Li rimprovera­va di aver partecipat­o alle sue serate per godersi lo spettacolo, senza porsi domande sull’origine di certe facoltà, che un giorno secondo lui sarebbero state alla portata dell’umanità intera».

Veri o illusori, i prodigi erano il fulcro della sua ricerca spirituale?

«C’è molto altro. Ci sono persone che grazie a Rol hanno scoperto di essere malate e si sono potute curare. C’è un paese che dopo la guerra gli ha dato la cittadinan­za onoraria per aver salvato le vite e i beni di tanti cittadini. C’è una vita spesa per il prossimo e per il suo benessere. Rita Jacob, una neonatolog­a, lo frequentav­a ed è fantastica quando dice che Rol poteva fare cose vere o non vere, barare o non barare, però ti portava sempre al livello dello spirito, al di fuori della materia».

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A sinistra, il sensitivo torinese Gustavo Rol (1903-1994). Sotto, Anselma Dell’Olio, 82, regista di Enigma Rol
(a lato, la locandina), in uscita il 6 novembre.
AL CINEMA A sinistra, il sensitivo torinese Gustavo Rol (1903-1994). Sotto, Anselma Dell’Olio, 82, regista di Enigma Rol (a lato, la locandina), in uscita il 6 novembre.
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