Oggi

L’invidioso in realtà è un insicuro

IL SUCCESSO DELLE PARTNER LO DISTURBA. PERCHÉ GLI PIACE ESSERE ˝PORTO SICURO˝IN CUI CI SI RIFUGIA NELLA TEMPESTA

- Valeria Parrella Scrittrice sentimenti@oggi.it

Gentile Valeria, è un sentimento brutto, quasi inammissib­ile il mio. Ma si chiama Posta dei sentimenti quindi ci provo: sono invidioso. Le spiego meglio, io sono invidioso del successo delle mie partner. Sono invidioso se brillano sul lavoro, se brillano e basta perché sono belle e intelligen­ti. Insomma quando stanno al centro dell’attenzione per gli stessi motivi per cui io le ho amate. Non è gelosia, non temo gli altri, mai. Io odio il momento in cui va tutto bene. Sono un uomo migliore nella bufera. Ovviamente non lo faccio mai capire, però notare che questo problema mi si ripropone mi fa soffrire. Accetterò qualunque diagnosi. Paisiello

Caro Paisiello, prima cosa bravo: l’invidia è un sentimento non socialment­e accettato, quindi bravo per averlo messo a fuoco e detto. È già a metà strada verso la guarigione. Lei ne soffre, perché mi pare di capire che, invece, loro non se ne accorgano. Lei ne soffre dunque perché sente di passare in secondo piano. Perché non è lei il loro primo pensiero, non è Lei l’idolo della sua donna. Perché quel lavoro le fa contente e forti. Tradotto: lei è solo insicuro, Paisiello, solo insicuro. Ovviamente nella bufera il suo abbraccio torna a essere un porto sicuro, e quindi loro hanno “bisogno” della sua forza, e Lei sta meglio. Il suo allenament­o deve essere quello di pensare che si è porto e nave a turno, nelle relazioni vere. C’è il momento di andare e quello di rifugiarsi. Ah, dovesse servire a lei, di trovare il porto, vada verso la luce del faro: quella che brilla.

La noia pervade l’aria, il cuore batte a rilento, tutto sembra immobile e silenzioso il tempo sembra si sia fermato, siamo chiusi, in questo momento triste della nostra vita, in un’ineluttabi­le e forse inutile clausura. Non ci rimane altro che pensare. La prima volta che la vidi stava guardando una partita a tennis, bella, pallida, occhi azzurri, in quel momento ho capito che l’avrei voluta accanto a me per tutta la vita. Oggi è ancora con me dopo 50 anni con i nostri tre figli e cinque nipoti. Uno dice: che vuoi di più? Eppure cara Valeria mi manca il ricordo di quell’amore, oggi è tutto così quotidiana­mente uguale, non ricordo come mi batteva il cuore, forse voglio troppo. Un affettuoso saluto da un suo assiduo lettore. Antonio

Carissimo Antonio, ma lei hai ragione. Gioire di ciò che si ha è la cosa più saggia da fare, ma coltivare un sentimento più prepotente, più entusiasma­nte è divino. E l’innamorame­nto, i primi anni, il sesso, la costruzion­e di un amore sono certamente questo. Non è una cosa che vivono solo le persone anziane, sa? Si vive a ogni età: c’è sempre la possibilit­à di rimpianger­e qualcosa. Poi, io mi sto convincend­o anche che è una questione caratteria­le: ci sono i sempre contenti e i mai contenti. Lei mi sembra avere qualcosa di entrambe le sfumature. Per me questo suo afflato è da coltivare, da tenerselo stretto, è esso stesso slancio, energia, vitalità. N.B: io sono come lei.

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy