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LE DIFFERENZE CON LA COPPA DEL 1976 DI PANATTA & C

di PIETRO MANCINI

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La Coppa Davis, vinta nel 1976, fu un successo politico di Nicola Pietrangel­i che convinse il premier Andreotti a far partire gli azzurri per il Cile di Pinochet.

In campo il leader, a 26 anni, fu Adriano Panatta («Mai potrei provare invidia per Sinner», dice), che scelse come compagno di doppio Paolo Bertolucci, il Lorenzo Sonego di Santiago. Il secondo singolaris­ta, Corrado Barazzutti, non legò con gli altri, a differenza dei giocatori del 2023 che hanno prevalso anche grazie alla forza del gruppo, guidato dall’altoatesin­o.

Jan è l’emblema dell’ascesa del tennis. Gli exploit degli ultimi mesi del "profeta con i capelli rossi" lo consacrano come il simbolo dello sport italiano del 2023. Genuino, invece, l’entusiasmo dei tifosi meno giovani, che nel 1979 piansero per la sconfitta degli azzurri con McEnroe e Gerulaitis, a San Francisco, e nell’80, a Praga, assistette­ro al famoso "furto" di Tomas Smid anti-Panatta.

Con Adriano, Jan condivide il carisma e le umili origini, anche se il romano si divertiva in Costa Smeralda, tra Parigi e Wimbledon. I genitori di Sinner, un ex cuoco e una cameriera, hanno trasmesso al numero 4 della classifica la severa cultura del lavoro, l’umiltà, la cortesia, niente sfarzi. Il ventiduenn­e di San Candido è ottimista in campo e fuori: bello l’incoraggia­mento al lungodegen­te Berrettini e soprattutt­o la commovente dedica, con i compagni e il capitano Volandri, a Tathiana Garbin. La Ct delle azzurre, lunedì, ha giocato una partita ben più difficile dei match avvincenti di Sinner con Djokovic: l’operazione per estirpare un tumore aggressivo.

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