Oggi

Giulia, figlia e sorella di tutti noi

- Ferruccio de Bortoli Editowrial­ista del Corriere della Sera lettereogg­i@oggi.it

UN RIFIUTO VA ACCETTATO, MA PER FARLO OCCORRE COMPRENDER­E CHE I PROPRI DESIDERI NON SONO DIRITTI

Un’amica svizzera mi scrive indignata per il troppo clamore italiano sul femminicid­io di Giulia Cecchettin. Basta. Un po’ di silenzio e di rispetto per il dolore della famiglia che ha bisogno di recuperare, lentamente, un’accettabil­e forma di normalità. Ma Giulia, replico io, è ormai diventata un simbolo italiano della lotta per i diritti e la dignità femminili. È figlia, sorella, di tutti. No, siete il Paese del melodramma e delle emozioni tanto forti quanto brevi. La critica è aspra, ma coglie alcune derive nostrane della spettacola­rizzazione del male. Le vittime trasformat­e in oggetti inanimati e dunque ancora una volta calpestate da una diversa e morbosa violenza. L’emozione è destinata a spegnersi dopo un ultimo addio a Giulia, a Padova, così intenso e partecipat­o.

Non mi arrendo alla dittatura dell’oblio anticipato, tipica del tempo scandito troppo in fretta dell’era digitale. Mi illudo che nel cuore di molti rimanga il sorriso di quella bella fotografia di Giulia che la ritrae in altalena felice (forse anche per il suo amore nei confronti del futuro carnefice) nel pieno della sua giovinezza. Spero si moltiplich­i un impegno educativo, insieme al piacere e al dovere del dialogo, nei confronti di una generazion­e di giovani più fragile, ma non per questo colpevole.

«Non riuscivo ad accettare il fatto che non fosse più mia», ha confessato l’assassino, Filippo Turetta. La relazione affettiva non è possesso né conquista. L’altro non è l’egoistica proiezione di sé stessi. La sua personalit­à non è impalpabil­e come fosse la figurina di un fugace post. Una sconfitta personale non è la fine del mondo. Un rifiuto va accettato, ma per farlo occorre comprender­e che i desideri non sono diritti. Se solo progrediss­imo, anche di poco, lungo questo impervio sentiero della vita civile, il sorriso di Giulia vivrebbe nella nostra memoria collettiva. E un po’ di giustizia sarebbe già fatta.

IL SOGNO DI OLENA

Non c’è nulla di strano nelle parole di Olena Zelenska. In un’intervista all’Economist ,ha espresso il desiderio che il marito Volodymyr non si candidi per un secondo mandato alla presidenza del suo Paese. E il suo sogno è quello di prendersi una vacanza. Come darle torto? Però, quelle parole coincidono con un momento di corale delusione per come sta andando la guerra. La controffen­siva ucraina è fallita. L’Occidente è distratto da altre emergenze. Putin sembra più forte e destinato a vincere le prossime elezioni russe. Accade che a volte sia più importante non quello che si dice, ma quando lo si dice. E non c’era momento peggiore per dirlo.

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