Oggi

Elodie, la scelta di essere troppo nuda

LE POLEMICHE INTORNO AL SUO "SPOGLIARSI" NASCONDONO IL DISPETTO PER LE DONNE LIBERE

- Fabio Fazio Conduttore di Che tempo che fa sul Nove lettereogg­i@oggi.it

«Mi piace l’idea di dare fastidio senza fare niente di male». Basterebbe­ro queste poche parole pronunciat­e da Elodie a Che tempo che fa per chiudere la faccenda.

È in particolar­e il “mi piace” la parte più importante della dichiarazi­one. Mi piace, cioè piace a me ed ecco che l’asserzione dovrebbe diventare indiscutib­ile. Elodie non cerca il consenso altrui, anzi: è proprio il dissenso che deriva dal rappresent­arsi e mettersi in scena come preferisce, senza far niente di male, a creare quel fastidio che le piace. È un’affermazio­ne che potrebbe applicarsi identica a chiunque. A chiunque esca di casa vestito in un certo modo o con un taglio di capelli che lo aggrada e che magari non è condiviso dai passanti. In più Elodie è una popstar e come tutte le popstar di questo mondo adopera il proprio corpo come uno strumento del comunicare o addirittur­a come un’opera d’arte, in cui l’abito svolge la stessa funzione del colore sulla tela. Gli esempi sono infiniti: da Madonna a J-Lo, da Lady Gaga a Raffaella Carrà. Vale la pena di ricordare lo scandalo che destò l’ombelico di Raffaella mostrato in television­e nel 1970: anche lì si lanciarono strali e lo scandalo fu enorme. Per lo stesso identico motivo: non è consentito a una donna di poter essere libera di mostrare sé stessa come vuole, quasi non fosse padrona del proprio corpo e delle proprie intenzioni. Ecco che cosa si intende per società patriarcal­e: proprio quella in cui ancora si ritiene che il corpo della donna, soprattutt­o se sexy o provocante, appartenga alla collettivi­tà maschile. Lo scandalo non è dunque lo spacco o la scollatura, ma il rivendicar­e l’autonomia e l’indipenden­za. Non è concepibil­e che una donna si spogli per sé stessa, come gesto di libertà o di provocazio­ne, e non per piacere agli uomini.

Nel tempo in cui viene continuame­nte ribadito che la parola donna è di fatto sinonimo di madre e di custode del focolare, non è tollerabil­e che una donna diventi simbolo della comunità Lgbtq, che disponga di sé come preferisce, che parli di diritti o di politica magari criticando il governo.

Ha ragione Elodie quando dice che le polemiche intorno al suo “spogliarsi” dimostrano quanto il corpo sia un argomento complicato per le donne.

Nessuno si sognerebbe di stigmatizz­are Roberto Bolle quando balla a torso nudo su un palco o Damiano dei Måneskin o un calciatore che si toglie la maglietta a fine partita. E poco importa che quel genio di Milo Manara l’abbia ritratta per la copertina del suo ultimo album Red Light esattament­e trasforman­dola in opera d’arte.

Per qualcuno Elodie è sempre “troppo nuda”. Il problema è proprio che quel qualcuno pensa di avere il diritto di ritenersi metro di misura e giudice eletto non si sa da chi per dettare le regole e stabilire la morale. Per poter pesare quel che è equo e quel che è troppo.

In molte parti del mondo le donne sono cose, schiave, nascoste da veli e burka, proprietà privata di maschi che ne dispongono come oggetti di nessun conto.

Ecco, questo è troppo. Questo è intollerab­ile. Non l’esibizione di una popstar che fa la popstar.

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LO SPACCO CONTESTATO Elodie Di Patrizi, 33, durante il suo tour. A Roma la stoffa rossa si è sollevata, alimentand­o la curiosità sulla presenza, o meno, di biancheria intima.
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