Che cosa provocherà il grande iceberg alla deriva in Antartide?
Battezzato A23a, è grande quanto il Molise e si sta spostando verso l’Oceano Meridionale. Quando si scioglierà, la sua acqua dolce potrebbe causare forti ripercussioni anche sul clima europeo
Quando l’iceberg A23a si staccò dalla piattaforma di ghiaccio
Filchner-Ronne, in Antartide, alla guida del Partito comunista sovietico c’era Michail Gorbacëv. Era il 1986 e per evacuare il personale della stazione di ricerca sovietica che si trovava sulla gigantesca zolla di ghiaccio venne inviata una nave cargo. Per i 34 anni successivi quest’isola lunga 74 chilometri e larga 59, spessa più di 300 metri e con un’altezza fuori dall’acqua di oltre 40 metri, è rimasta incagliata sui fondali nel mare di Weddell. Poi, nel 2020, con l’aumento delle temperature, ha cominciato a muoversi e a ruotare. Nelle scorse settimane, il più grande iceberg del mondo, che ha le dimensioni del Molise, ha preso il largo e ora sta risalendo la Penisola Antartica. Quando raggiungerà l’oceano, sarà probabilmente catturato dalla corrente circumpolare e trascinato verso la Georgia del Sud, fino a disgregarsi e a sciogliersi. Quale sarà l’impatto dell’acqua dolce – migliaia di miliardi di tonnellate – rilasciata in mare? La risposta degli ecosistemi è incerta. Perché è vero che l’acqua di fusione degli iceberg è ricca di ferro, e può avere un effetto fertilizzante. Ma la massa d’acqua più leggera – perché priva di sale – che si accumulerà in superficie, rallenterà anche il rimescolamento con le acque più profonde, bloccando la risalita di nutrienti. E altererà quelle correnti verticali che proprio nel mare di Weddell alimentano la circolazione oceanica globale, che muove anche la corrente del Golfo: un suo rallentamento porterebbe a un brusco abbassamento delle temperature sulle coste atlantiche dell’Europa, alterando il regime di venti e precipitazioni, rendendo gli eventi estremi più frequenti e violenti.