Il segreto di Fenoglio? Nella fiction c’è tanta realtà
Piace la serie ispirata ai romanzi di Gianrico Carofiglio. «Ed è una sorpresa perché l’asticella è alta», dice Alessio Boni, nella parte di un investigatore atipico che non usa la pistola
Il metodo Fenoglio ha conquistato circa 4 milioni di spettatori al suo debutto in prima serata su Rai 1. «È stata una sorpresa per tutti», confessa a Oggi Alessio Boni, che interpreta il maresciallo Fenoglio. «Clemart e RaiFiction hanno voluto alzare con coraggio l’asticella. I libri a cui si ispira la serie sono opera di Gianrico Carofiglio, che negli anni della mattanza di inizio anni Novanta faceva il pubblico ministero. È stato sul set e ci ha spiegato anche tecnicamente come avvenivano i fatti. Questa veridicità è stata trasportata dentro il progetto, con un maresciallo atipico che vorrebbe utilizzare la mente e non la pistola».
Marcello Prayer (il boss Nicola Grimaldi) incalza sul tasto dell’autenticità: «Ho potuto fare una interpertazione dal vivo avendo vissuto direttamente quegli anni a Bari. Ho visto ciò che accadeva nei vicoli di Bari vecchia e ricordo bene il rogo del Petruzzelli, poco prima ci ero stato in scena con la Divina Commedia». Giulia Bevilacqua ci fa notare come quell’incendio sia stato un evento traumatico innanzitutto per i baresi, costretti a scoprire che «non c’era più il singolo delinquente, ma un’organizzazione criminale». A lei il compito di interpretare la compagna di Fenoglio: «Il loro rapporto è basato sul rispetto, sulla libertà, sulla propria indipendenza ed è un esempio importante da dare in questo periodo storico».
Nel cast, tutti ritengono delle “carte vincenti” per questo prodotto della Rai anche la regia elegante di Alessandro Casale, la fotografia di Simone Mogliè, l’alto livello tecnico e il coinvolgimento di interpreti e maestranze locali. «Da seguire perché è una sorpresa continua, sia per la storia per gli attori», dice Paolo Sassanelli (la sua parte è quella dell’appuntato Pellecchia).