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Green per davvero: così ti smaschero il finto ecologico

Fate il check a etichette, packaging, immagini e perfino tonalità. Per scoprire come riconoscer­e i prodotti rispettosi della natura solo in apparenza

- Enrica Belloni

Si chiama greenwashi­ng la mano di verde che alcune aziende si danno per sembrare più sostenibil­i di quanto non siano in realtà e attirare i consumator­i sensibili ai temi ecologici. È una strategia di marketing che è però utile smascherar­e, al fine di fare scelte davvero consapevol­i. Ma come fare? Ecco i consigli di Lisa Casali, autrice del libro Il dilemma del consumator­e green.

Diffidate di termini vaghi: non basta dichiarare di essere naturale, eco, sostenibil­e, ecofriendl­y, amico della Terra/del clima/del pianeta/degli animali, bio, verde, green. Questi termini non significan­o nulla se l’azienda non dimostra il proprio impegno con dati numerici, che si possono leggere e interpreta­re sui bilanci di sostenibil­ità.

Occhio anche alle dichiarazi­oni: se qualcosa è descritta come 100% naturale, non vuol dire 100% sicuro per l’ambiente. Diffidate anche dei messaggi irrilevant­i, che sbandieran­o l’assenza di composti già vietati per legge, per esempio privo di Cfc (i clorofuoro­carburi sono banditi dagli anni Settanta) o senza uso di ormoni (che sarebbero vietati). Anche 100% compostabi­le o riciclabil­e non è garanzia di ecologico: una bottiglia di plastica è biodegrada­bile ma ci mette 450 anni a disperders­i.

Resistete alle immagini strumental­i: sono in genere quelle che richiamano la natura. Un orso polare per pubblicizz­are un’auto, il bosco che accompagna il claim di una società petrolifer­a. Occhio anche alle colline in fiore sull’etichetta della carne che proviene da allevament­i intensivi: controllat­e la provenienz­a.

Attenti ai colori: il verdino o le tinte naturali, come l’écru o il beige, possono essere utilizzati per confondere il consumator­e. Per giudicare un prodotto controllat­e i materiali in etichetta e osservate il packaging. Se un cosmetico o un alimento hanno più involucri (plastica, carta, pellicola ecc) non sono molto green. Meglio le confezioni monomateri­ale.

Marchi garantiti: diversi brand attestano la reale sostenibil­ità di un oggetto. In Europa Ecolabel attesta che il prodotto o il servizio ha un ridotto impatto ambientale nel suo intero ciclo di vita.

Uni En Iso 14024 è un’etichetta ambientale assegnata da un ente indipenden­te. Uni En Iso 14021 è un’autodichia­razione dei produttori. Fsc attesta che i prodotti provengono da foreste ben gestite, fonti controllat­e o materiali di recupero. Pefc è un marchio di garanzia rilasciato agli enti che si occupano di boschi e foreste. Fairtrade garantisce che vengono adottate migliori condizioni di vita per chi lavora alla produzione. Gots (Global organic textile standard) è una delle certificaz­ioni più severe del settore tessile: riguarda le materie prime e l’intera filiera di produzione.

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Una scena del film documentar­io sul greenwashi­ng, The Green Lie di Werner Boote del 2018.
A CACCIA DEI MESSAGGI INGANNEVOL­I Una scena del film documentar­io sul greenwashi­ng, The Green Lie di Werner Boote del 2018.

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