Di cosa si occuperà il Piano Mattei per l’Africa?
Far "crescere" il continente e trasformare l’Italia nell’hub del gas per l’Europa. Ma alcuni punti sono poco definiti
Un progetto strategico a livello geopolitico o un semplice bluff, come afferma l’opposizione? Il Piano Mattei per l’Africa, adesso che la Camera ha approvato il decreto che ne definisce la governance, si appresta a entrare nel vivo, ma rimane un oggetto misterioso. Per la premier Giorgia Meloni, che presiederà la cabina di regia a Palazzo Chigi, a cui compete la definizione e l’attuazione del piano, funzionerà da «cornice politica» della strategia italiana nel rapporto con il continente africano. Per adesso quello che si sa è che il piano, che prende il nome dallo storico presidente dell’Eni Enrico Mattei, avrà durata quadriennale, sarà caratterizzato da strategie territoriali riferite alle specifiche aree dell’Africa e agirà in più ambiti, non solo quello energetico. Dall’agricoltura all’istruzione, dalla digitalizzazione alla tutela dell’ambiente, per fare qualche esempio. Lo scopo è da un lato promuovere la crescita e lo sviluppo del continente africano sul lungo periodo, come antidoto alle cause profonde della migrazione, dall’altro fare dell’Italia l’hub del gas per l’Europa. Il piano potrebbe essere presentato già nel corso della conferenza Italia-Africa in programma a Roma a fine mese (28-29 gennaio). Dalla maggioranza, intanto, insistono: «Non è una scatola vuota».
Qualcosa di vuoto però c’è sicuramente: il borsello delle risorse. Sul piatto ci sono solo 3 miliardi di euro, che difficilmente basteranno a tradurre in pratica tutti i progetti di cooperazione con i 54 Paesi africani interessati dall’iniziativa.