Rischio diabete? Vincetelo a tavola
Aprire le analisi e trovare un asterisco vicino al valore della glicemia, il livello di zucchero nel sangue, non deve allarmare, ma richiede attenzione. Il parametro andrà ricontrollato a distanza di qualche mese, auspicando che si sia trattato di un episodio isolato, privo di significato clinico. Se però così non fosse, e il glucosio ematico continuasse a restare sopra i 100 mg/dl, sarebbe il segno della cosiddetta “alterata glicemia a digiuno”, conosciuta popolarmente, benché non del tutto propriamente, come prediabete (oltre i 125 mg/dl si porrebbe invece la diagnosi di diabete conclamato). In questo caso, bisogna intervenire senza temporeggiare: se la cattiva notizia è che il prediabete aumenta di molto il rischio di diabete, quella buona è che si tratta di una condizione reversibile.
Una dieta impostata come si deve è la soluzione più efficace per l’alterata glicemia a digiuno ed è fondamentale anche nel diabete vero e proprio (dove però il ricorso allo specialista è d’obbligo). Ecco le quattro strategie fondamentali da mettere in atto.
Controllate le porzioni. È prioritario contrastare il peso in eccesso, uno dei fattori che favoriscono il diabete di tipo 2, la forma più diffusa di diabete.
Moderate i carboidrati. Pasta, riso, patate, pane, prodotti da forno in genere e soprattutto zucchero e dolci di ogni tipo aumentano velocemente i livelli di glucosio nel sangue. Il loro consumo va limitato.
Combinate i macronutrienti. Portare in tavola il primo a pranzo e il secondo a cena, o viceversa, rende più probabili le impennate della glicemia. Meglio abbinare a ogni pasto carboidrati e proteine, in quantità circa equivalenti.
E abbondate con le verdure; consumatele preferibilmente in apertura del pasto: grazie alla fibra, rallentano l’assorbimento del glucosio.
Scegliete l’integrale. Tra i cereali (frumento, riso, farro ecc.) e i prodotti ricavati dalle loro farine, i meno impattanti sulla glicemia sono quelli integrali, che non sono stati privati di crusca e germe.