Oggi

Navalny, ora c’è Yulia nel mirino

LA MOGLIE DEL DISSIDENTE NE È SICURA: «L’HA UCCISO PUTIN». COSÌ SI TROVA AD AFFRONTARE UN ANGOSCIOSO DILEMMA

- Ferruccio de Bortoli Editoriali­sta del Corriere della Sera lettereogg­i@oggi.it

Come si sarà sentita Yulia quando il marito, Aleksej Navalny, decise di tornare in patria dopo il ricovero in Germania per l’avvelename­nto? Sapeva che lui sarebbe andato incontro alla morte. Ma lo appoggiò. E che cosa avrà detto ai suoi figli, Dasha, la più grande, e Zahar, il più piccolo? La differenza tra il coraggio e l’irresponsa­bilità è sottile. Yulia e Aleksej erano consapevol­i che il destino degli oppositori di Putin è sempre lo stesso. Siano essi all’estero oppure rinchiusi in un gulag siberiano. Ma un nazionalis­ta, quale era il dissidente russo, non poteva confonders­i con altri esuli, perché sarebbe stato facile preda della propaganda di regime. La Grande Madre Russia diffida dei suoi figli abbracciat­i dall’Occidente, li considera corrotti o debosciati. Lui non fuggiva, sfidava il despota. Un padre incoscient­e. Certo. Eppure a quanti padri e madri incoscient­i dobbiamo la nostra libertà, l’esistenza del nostro Stato unitario? L’amore tra Yulia e Aleksej, ha resistito a ogni violenza, sopruso. Anzi è diventato più forte. E così quello con i figli che vanno già pubblicame­nte orgogliosi dell’esempio del genitore. Mentre il marito esalava gli ultimi respiri, Yulia interveniv­a alla Conferenza per la sicurezza di Monaco. Eredita dal marito un doppio testimone, familiare e politico. Lei vive all’estero e sa di essere a sua volta un bersaglio mobile. Con un dilemma enorme, angoscioso. Da una parte l’amore per Aleksej e il dovere di non vederlo morire un’altra volta senza difendere i suoi ideali, e dall’altra la cura dei figli che dopo aver perso il padre tremano per il destino della madre. L’orgoglio di avere genitori così non scaccia la paura, bensì la alimenta.

TESSERA SANITARIA A PUNTI

Guido Bertolaso, assessore alla Sanità della Regione Lombardia, ha la rara virtù di essere sincero e di dire cose importanti anche se sgradite. L’idea di una tessera sanitaria a punti, che premi chi si sottopone ai controlli preventivi per contrastar­e i tumori, fa molto discutere. Non abbiamo bisogno di uno Stato etico che decida come comportarc­i. E poi, di questo passo, non si sa dove si arriva. C’è sempre una ragione pubblica per restringer­e la libertà personale. Però la provocazio­ne di Bertolaso coglie un punto nodale. Con la società che invecchia, l’assistenza, soprattutt­o agli anziani, diventa insostenib­ile. E sapere qual è il costo dei mancati controlli è forse un dovere civico. Poi se tutti, e non solo una minoranza di contribuen­ti, sostenesse­ro il Servizio sanitario nazionale staremmo meglio. Anzi, la tessera a punti perché non la rilasciamo ai contribuen­ti onesti che pagano tutto e in tempo? Cominciamo a premiare loro.

 ?? ?? «CONTINUERÒ IL SUO LAVORO» A sinistra, la foto che Aleksej Navalny ha fatto pubblicare sul social X a San Valentino, due giorni prima di morire, a 47 anni. Con lui la moglie Yulia, 47, che ha dichiarato: «Continuerò il suo lavoro».
«CONTINUERÒ IL SUO LAVORO» A sinistra, la foto che Aleksej Navalny ha fatto pubblicare sul social X a San Valentino, due giorni prima di morire, a 47 anni. Con lui la moglie Yulia, 47, che ha dichiarato: «Continuerò il suo lavoro».
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