De Luca: dietro le parolacce c’è di più
IL PRESIDENTE CAMPANO PROTESTA PER FONDI MAI ARRIVATI. MA FORSE PUNTA ANCHE ALLA GUIDA DEL PD
PRIMA DELL’AUTONOMIA, I SOLDI CHE MANCANO
Questo De Luca è un fenomeno nuovo, dice le parolacce…
Ci occuperemo subito delle parolacce, che hanno però il difetto di attirare l’attenzione sul dito invece che sulla Luna. L’espressione “fondi di coesione” fa abbassare le palpebre a qualunque lettore di qualunque giornale.
Non capisco.
Nel corso della manifestazione romana, con molte decine di sindaci al seguito e la porta di Palazzo Chigi ermeticamente chiusa, è stata più volte reclamata, dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, tra un improperio e l’altro, la consegna dei soldi che leggi dello Stato, votate da tutti i governi degli ultimi decenni, hanno destinato al Mezzogiorno in aggiunta alle normali erogazioni di bilancio. Questi denari, immaginati la prima volta addirittura nel 1995, si chiamano adesso “fondi di coesione”, nel senso che dovrebbero contribuire alla coesione del Paese, diminuendo le differenze tra le varie aree italiane. In pratica, aiutando la crescita delle zone sottosviluppate. Questi soldi al Sud non sono arrivati e non si capisce quando arriveranno. Le grida di De Luca partono da qui, oltre che dall’avversione alla cosiddetta “autonomia differenziata”, cara alla Lega.
Sarebbe ingiusto ignorarlo.
Perché i soldi della coesione non arrivano?
In un momento di maggior calma, il presidente della Campania ha spiegato: «È da un anno e mezzo che stiamo discutendo con il sedicente ministro della Coesione. Se decidiamo stamattina, poi bisogna mandare l’accordo al Cipes e ci vogliono altri due mesi e poi bisogna mandare le carte alla Corte dei conti e passano altri tre mesi e poi bisogna fare le gare per le progettazioni, quelle per le opere e abbiamo perso tre anni di tempo per questa cialtroneria politica di questi dilettanti allo sbaraglio e voi volete che io non chieda che si rivolgano con rispetto al Sud?». Cioè, dico io: forse c’è una volontà politica punitiva (ma non credo) o magari una distrazione, ma in ogni caso si sconta anche qui il bizantinismo con cui è costruito il sistema Paese.
Di quanti soldi stiamo parlando?
Una sessantina di miliardi di euro per ogni anno.
Però non posso credere che il governatore non avesse un secondo fine, un fine più politico.
Certo, tant’è vero che qualche analista comincia a chiedersi se De Luca, dando della “str...” alla premier Giorgia Meloni e del “parcheggiatore abusivo” al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, rompendo cioè in modo clamoroso il muro della comunicazione e costringendo tutti a occuparsi a un tratto di lui, non miri in realtà alla segreteria del Pd. Scenario ipotizzato: le Europee di giugno, si suppone, andranno male, la segretaria Elly Schlein sarà di conseguenza destituita, si andrà alla ricerca di nomi nuovi capaci di fare un’opposizione forte al governo e di non farsi scavalcare dalla concorrenza di Giuseppe Conte… Perché non De Luca?
Intanto mi pare imprudente vendere la pelle di Schlein con tanto anticipo. Le previsioni sulle elezioni in Sardegna di domenica prossima, per esempio, sembrano favorevoli alla segretaria. E poi, per la succes
sione di Schlein, si fanno casomai altri nomi. Paolo Gentiloni, Stefano Bonaccini…
Gentiloni sarebbe assai riluttante. E la sconfitta di Bonaccini alle ultime primarie è poco incoraggiante. È anche vero che De Luca ha 74 anni. Ma insomma… Intanto questo spettacolare e, in qualche modo, tipico uomo politico del Sud ha smosso le acque, e parecchio.
SULLA MORTE DI ALEKSEJ NAVALNY
La prigione in cui era detenuto Aleksej Navalny, 47 anni, il più importante dissidente russo, segretissima fino alla sua morte, è la colonia penale Lupo polare di Kharp, in Siberia. Qui, in base alle comunicazioni ufficiali, Navalny è spirato al termine di una passeggiata alle 16.19 ora locale di venerdì 16 febbraio (in Italia erano le 12.19). Sul certificato di morte consegnato alla madre il decesso è registrato due ore prima, alle 14.17. Alcuni detenuti hanno raccontato però «di un’incomprensibile agitazione nella notte di giovedì 15, con un viavai di auto fino a tarda notte». Secondo il sito gulagu.net, il martedì precedente si sarebbero presentati al carcere agenti segreti del servizio Fsb (l’ex Kgb), i quali avrebbero smantellato o messo fuori uso le telecamere. Un barelliere citato dal celebre periodico russo libero Novaya Gazeta sostiene che il corpo di Navalny presentava «lividi compatibili con convulsioni e un ematoma sul petto causato da massaggio cardiaco». Le convulsioni potrebbero essere un sintomo di avvelenamento da Novichok, l’agente nervino usato contro Navalny già nel 2020. Il canale indipendente Sotavision su Telegram sostiene che Navalny veniva avvelenato lentamente da quattro mesi.
LA STRAGE DI ALTAVILLA MILICIA
Credevamo di esserci liberati dell’incubo della strage di Altavilla Milicia (Palermo) attribuendola a un padre folle, il muratore Giovanni Barreca, convinto che la moglie e due dei figli fossero stati invasi dai demoni. C’è assai di più. Al massacro ha partecipato anche Miriam, la figlia sopravvissuta di 17 anni, convinta anche lei della presenza dei demoni nel corpo della madre e dei fratelli, e dubbiosa persino sul proprio indemoniamento e sulla possibilità che il padre “giustamente” ammazzasse anche lei. Questo padre, che secondo la ragazzina avrebbe «agito a fin di bene», adesso lei vuole disperatamente rivederlo. ll fratello Kevin di 16 anni, mentre il padre faceva quello che faceva (non solo ammazzava, ma torturava, perché i demoni fuggissero), chattava con un amico: «Sono spaventato, non sai che c’è stato ieri notte in casa mia… Scusa se ti sto lasciando un po’ in tredici (lassari in tririci, in siciliano significa tirare un bidone, ndr), ma in questo momento a casa mia c’è una guerra». Ha partecipato anche lui alla strage dei familiari, perché convinto dal padre della presenza del demonio. Salvo poi essere torturato e ammazzato a sua volta. I Carabinieri ne hanno trovato il corpo legato al letto, incaprettato con catene, stracci ficcati in bocca perché non urlasse.
MALATI
Vittorio Cecchi Gori, produttore cinematografico, 81, insufficienza respiratoria, ricoverato in terapia intensiva, sta meglio • Guido Crosetto, ministro, 60, lieve pericardite (già dimesso).
MORTI
Marina Bulgari, 94, regina dei gioielli • Ugo Intini, 83, ex direttore dell’Avanti! • Kelvin Kiptum, 24, recordman della maratona, incidente stradale in Kenya • Vincenzo Maria Siniscalchi, 93, avvocato.