I ragazzi sulla scena sono felici perché calandosi in un ruolo imparano a trovare il loro posto nel mondo
Perché?
«Nel passaggio dai fatti alle parole, si rischia sempre di scivolare nella retorica».
Allora atteniamoci ai fatti.
«In questi anni ho collaborato con scuole e accademie, come quella di Dario D’Ambrosi, o “Arte nel cuore” di Daniela Alleruzzo, dove ragazzi con disabilità fisiche o mentali fanno teatro, s’incontrano, studiano, organizzano spettacoli. Ho partecipato a corsi e allestimenti teatrali e ho dato un contributo per realizzare due film, Io sono un po matto e tu? e Detective per caso. L’anno scorso a Venezia ho presentato un documentario realizzato per l’onlus Parada che, sotto la guida di Michela Scolari, sta creando una casa famiglia a Bucarest, in Romania, per dare accoglienza a centinaia di bambini abbandonati».
Che cosa le hanno lasciato queste esperienze?
«Per il mio impegno nel sociale ho ricevuto dal presidente Sergio Mattarella l’onorificenza di Ufficiale della Repubblica. Ne vado fiera».
Complimenti. Cos’altro le è rimasto?
«Certe esperienze m’hanno spalancato un orizzonte nuovo. Ho capito cose del mio stesso mondo di cui non avevo avuto piena consapevolezza».
Tipo?
«Ho toccato con mano la magia del teatro, che ha il potere di spostare l’essere umano dal suo baricentro, gli fa vivere un altro personaggio, un’altra realtà, gli permette di esplorare emozioni e situazioni sconosciute. I ragazzi sulla scena acquisiscono sicurezza e sono felici perché calandosi in un ruolo, imparano a trovare il loro posto nel mondo». «Imperfetti e felici si chiude in modo inevitabile con una critica, una dichiarazione di lotta e di opposizione alla società dell’apparenza. Un modello consumistico usa e getta che brucia tutto e tutti, non solo i più deboli».
Faccia capire?
«Dopo il Covid assistiamo a fenomeni drammatici. Tra i giovani dilagano forme d’ansia, aumentano i casi di depressione, e l’abbandono degli studi sta assumento proporzioni allarmanti».
Alternative? Il teatro può avere anche una funzione terapeutica?
«Dal punto di vista medico non credo, ma sul piano psicologico i ragazzi rafforzano il senso d’identità e d’appartenenza».
Da questa esperienza quali ragionamenti sono discesi nella lectio magistralis?
«Non possiamo vivere in una dimensione iper razionalista e iper materialista, inseguendo il miraggio del bello, ricco e famoso. Siamo prigionieri di una visione egoistica, ma il mondo è più ricco e complesso di come ci viene raccontato. Nulla e nessuno devono rimanere ai margini, la vulnerabnilità deve essere trasformata in forza e il benessere deve essere un patrimonio di tutti».
Belle parole. Nei fatti sembra tutto più complicato.
«Se impareremo a specchiarci nei limiti e nelle fragilità di tante persone, sapremo riconoscere più facilmente le nostre debolezze e le nostre imperfezioni. E accettandole, scopriremo come essere più felici».