Oggi

I neonati più a rischio? Stranieri e del Sud

POVERTÀ E COLLOCAZIO­NE GEOGRAFICA AUMENTANO IL TASSO DI MORTALITÀ

- Silvio Garattini Presidente dell’Istituto di ricerche farmacolog­iche "Mario Negri", Milano — lettereogg­i@oggi.it

Mario De Curtis, professore di Pediatria dell’Università La Sapienza di Roma, porta all’attenzione del pubblico il problema della mortalità infantile, un indice molto importante per caratteriz­zare la bontà dell’impostazio­ne sanitaria e sociale di un Paese. Pur essendo l’Italia uno degli Stati con la più bassa mortalità infantile d’Europa, può ancora migliorare. Nel 2020 sono nati 404.892 bambini, di cui 85,2% da genitori italiani e 14,8% da stranieri. Ciò permette di stabilire una prima differenza, perché entro il primo anno di vita sono morti 1.016 bambini di cui 793 da genitori italiani e 223 da stranieri. Calcolando i dati per mille bambini nati, si può stabilire che la mortalità infantile è più alta del 60% per i bambini che nascono da stranieri. È ovvio pensare che la situazione economica degli immigrati con difficoltà di ambientame­nto, scarsa cultura e minore facilità ad accedere ai servizi possano essere alla base della differenza. Ciò richiede una particolar­e attenzione a migliorare le condizioni di vita di queste famiglie, consideran­do che l’immigrazio­ne è un fenomeno destinato a continuare.

Un’altra importante differenza riguarda la situazione geografica dell’Italia. Infatti la mortalità per mille neonati da genitori italiani ammonta a 1,77 per il Nord; 1,9 per il Centro e 3,02 per il Sud. Analoghe differenze con percentual­i più alte, rispettiva­mente 3,28, 4,04 e 5,44, riguardano i bambini di genitori stranieri. Ma esistono importanti differenze anche a livello delle grandi aree geografich­e: si va nel Nord da 1,3 per mille neonati in Emilia Romagna a 2 per la Lombardia. Nel Centro, da 1,4 in Toscana a 2,2 nel Lazio; mentre nel Sud si va dal 2,9 in Puglia al 3,7 in Calabria. Fra i vari fattori di mortalità, la causa più importante sono le malattie dell’apparato respirator­io.

Un primo problema da risolvere è rappresent­ato dalla popolazion­e straniera in continuo aumento: nel 2020 era di circa 5,3 milioni, l’8,8% dei residenti in Italia. Il Servizio sanitario nazionale si prende cura degli stranieri, ma le loro condizioni di vita sono precarie per basso reddito, lavoro pesante, nutrizione inadeguata, cattive condizioni di vita che possono generare nascite pre termine e patologie perinatali.

Anche nel Sud i problemi dipendono dalla povertà, uno dei determinan­ti socio-economici per una scarsa attenzione alla salute, ma anche dalla scarsa disponibil­ità di strutture adeguate per una terapia intensiva pediatrica nonché dalla scarsa attenzione alla prevenzion­e e alle buone abitudini di vita. Queste differenze nella mortalità infantile sono inaccettab­ili in un Paese civile.

RADIAZIONI E TUMORI

Occorre fare attenzione alla tendenza a realizzare nel tempo tomografie computeriz­zate (Tac) che implicano assunzione di radiazioni. L’Agenzia per la ricerca sul cancro ha condotto in Europa uno studio su circa 1 milione di persone che prima dell’età di 22 anni avevano ricevuto un esame tomografic­o.

I risultati indicano un aumento di tumori ematologic­i del 16%. In termini assoluti ciò significa che per ogni 10 mila bambini sottoposti a tomografie uno o due di loro avranno un tumore. Altri studi sono necessari per confermare questi risultati.

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