Il ministro risponde a Fazio
Gentile Fabio Fazio, rispondo volentieri alla sua lettera pubblicata su Oggi dal titolo: «Gravemente insufficiente a 6 anni?». Lei scrive: «Trovo che l’idea di averci pensato sia drammatica». Affermazione che non tiene conto della realtà dei fatti. A una domanda di una giornalista: «introdurrete anche gravemente insufficiente?», ho risposto: «valuteremo se sia utile». Per il bambino, ovviamente.
Ma perché aggiungere i giudizi alle valutazioni analitiche, che rimarranno? Le cito un esempio di giudizio analitico. «Obiettivo: Elementi di grammatica esplicita. Acquisizione ed espansione del lessico ricettivo ed espansivo. Livello: In via di prima acquisizione».
Queste valutazioni sono utili per il docente, per ricostruire il percorso dello studente, ma sono poco comprensibili per molti genitori e per gli stessi alunni. Da qui una esigenza di chiarezza, e l’idea di prevedere una "pagella" con indicazioni comprensibili: ottimo, buono, sufficiente, insufficiente. Lo chiedono gli stessi bimbi che vogliono essere giustamente valutati, per l’impegno che mettono. Lei afferma che i giovani oggi sono fragili. Le chiedo: non ritiene che questa "fragilità" sia anche causata da un eccesso di "ovatta" in cui pretendiamo di crescere oggi i nostri figli, che arriviamo a difendere anche quando prendono un giudizio negativo perché, mentre un tempo il maestro aveva sempre ragione, oggi ha sempre ragione il nostro pargolo? Sono stato cresciuto, come anche lei, con una serie di voti che andavano dallo 0 al 10. Eppure quelle insufficienze che tanti giovani hanno preso nel corso dei decenni sono servite a spronarli ad impegnarsi maggiormente. Se i giovani sono così fragili, come quelli che lei descrive, non ritiene che forse sia proprio il modello educativo che "ovatta" e rifiuta la valutazione ad essere corresponsabile di tanta fragilità? La vita, purtroppo, non è mai priva di difficoltà, errori, frustrazioni. Chi vuole il bene dei nostri giovani deve insegnare loro a gestire quelle difficoltà, quegli errori, e quelle frustrazioni, non a negarne l’esistenza. Lei dà inoltre una rappresentazione un poco semplicistica della nostra politica scolastica che è partita, solo per fare un esempio, con l’introduzione del docente tutor e del docente orientatore, proprio per personalizzare la formazione di ogni giovane, per valorizzarne i talenti, recuperare ritardi, esaltarne potenzialità.
Quanto alle sue conclusioni, coincidono con quello che ho più volte affermato: il merito è tirar fuori il meglio che con l’impegno ognuno può dare. Ed è per questo obiettivo che serve valutare, per offrire ai giovani un chiaro termine di riferimento, uno stimolo ed una occasione per maturare, responsabilizzandosi.
Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito
Gentile Signor Ministro, La ringrazio per la Sua cortese precisazione ma continuo a pensare che la fragilità non vada sanzionata o severamente giudicata ma piuttosto compresa, accolta e possibilmente risolta. Se qualcuno non è in condizione di correre, lo si può sempre tenere per mano e accompagnare nel suo cammino. Soprattutto per chi muove i primi passi. (F.F.)