Quanto è rispettato in Italia il diritto all’aborto legale?
In Francia è appena entrato nella Costituzione. Nel nostro Paese, invece, è ostacolato: l’obiezione di coscienza dei medici in alcune Regioni è del 100%
In Francia il diritto all’aborto legale è entrato in Costituzione con il Parlamento in sessione congiunta: 780 i voti favorevoli, 72 i contrari, su 925. Nel frattempo, Polonia e Ungheria hanno inasprito le regole e Malta ha approvato una cauta apertura.
A livello unitario, nel 2022, anche a fronte delle limitazioni negli Stati Uniti, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione per spingere gli Stati membri a includere l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali della Ue.
In Italia, la possibilità di interrompere la gravidanza entro i 90 giorni di gestazione (in Europa il limite è compreso tra le 10 e le 24 settimane) è garantita dalla legge 194 del 1978, sopravvissuta al referendum abrogativo del 1981. Due le tecniche: chirurgica e farmacologica, introdotta nel 2010. In teoria. Perché la diffusione della pillola abortiva RU486 è ferma al 30% nonostante le indicazioni dell’Oms, contro il 70% della Francia e il 90% del Nord Europa. La pillola aiuterebbe a superare il più grave ostacolo al diritto di abortire in sicurezza: l’obiezione di coscienza. L’istituto, stabilito nella stessa 194, fa sì che in alcuni ospedali siano obiettori il 100% dei medici. La media nazionale è del 63,4% (gli ultimi dati disponibili sono del 2021, diffusi a fine 2023), con il Centro-Sud ad alzarla. Ufficialmente, il tasso di abortività delle italiane è tra i più bassi al mondo: il ricorso alle pratiche clandestine, però, è ancora diffuso, come testimoniano anche le stime del Ministero della Sanità.