Oggi

Come «salvare capra e cavoli»

CONCILIARE LE ESIGENZE DEL MARITO E QUELLE DEI FIGLI NON È FACILE, MA L’IRONIA PUÒ AIUTARE

- Valeria Parrella Scrittrice sentimenti@oggi.it

Gentile Valeria, io e mio marito quando ci siamo sposati siamo andati a vivere in un posto molto turistico e bellissimo della nostra piccola ma famosa città. Eravamo in affitto, pagavamo poco, la casa cadeva a pezzi ma era enorme. Poi sono nati i figli e io ho pensato quello che i miei genitori avevano pensato per me, cioè di accendere un mutuo e comprare qualcosa da lasciargli. Ovviamente abbiamo potuto scegliere solo una casa più piccola in una zona periferica. Da quel momento la nostra vita è precipitat­a: mio marito è come se avesse subito la scelta, non siamo più felici. Io guardo di continuo la vetrina immobiliar­e. Potremmo vendere, ma perderemmo gli interessi, e continua a non sembrarmi saggio. Hai un consiglio per salvare la capra ( il marito) e i cavoli (i figli)? Grazie

M.

Cara M., la tua chiusa mi ha fatto tanto ridere, e mi dona un poco di speranza: se riesci a essere così ironica con capra e cavoli secondo me hai anche lo spirito giusto per ridiscuter­e questa scelta. Diceva la nonna della mia amica: «I ricchi non comprano case», voleva dire che chi, come te, teme per il futuro economico dei propri figli, giustament­e, cerca di mettere da parte qualcosa. Io terrei duro ancora fino al momento in cui avrete pagato le rate a copertura degli interessi e poi magari valuterei la possibilit­à di vendere con il mutuo e ricomprare in una zona che faccia più felice tuo marito. Se sei sicura che sia quello, perché io questa cosa qui, ecco: la chiarirei. Ti abbraccio

Sono una lettrice di Oggi, ho già scritto anche a te in passato per una cara amica. Vedo che si parla poco di menopausa. Eppure che periodo complicato, pari solo al menarca, secondo me. Non è giusto relegare l’argomento, credo. Tra l’altro coincide con il passaggio dei genitori che si fanno anziani e vanno badati, oppure che li perdiamo proprio, e i figli che sono cresciuti e se ne vanno. È una maionese impazzita. Cosa ne pensi?

V.

Cara V., anche io sono una V. alle prese con gli sbalzi ormonali del preclimate­rio, emorragie, flebo di ferro, anemie e l’assorbente sempre in borsa. È davvero una maionese ma, a differenza di quella impazzita che (se usi questa metafora lo sai) va gettata via e basta perché irrecupera­bile, noi siamo recuperabi­li. Eccome! Bisogna individuar­e la terapia di sostegno giusta, fare moto – ti diranno quelli che ne hanno tempo – e aspettare. Parlarne fa certo bene e, visto che sappiamo tutto dei problemi di prostata del Re Carlo, non vedo perché non dovremmo dedicare più spazio a questa parte dell’avventura. Per il resto, dall’altra parte del Mar Rosso, vedrai: torneremo a fare faville.

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