Polveri sottili: cuore e polmoni a rischio
ALLARME PM2,5 NELL’ARIA: DIMOSTRATA LA CORRELAZIONE CON MOLTE PATOLOGIE
L ’inquinamento del pianeta rischia di diventare insostenibile anche perché numerose sostanze chimiche inquinano l’acqua, il suolo, l’atmosfera e quindi anche il cibo, causando un aumento di malattie e mortalità. Esistono molti dati per l’inquinamento dell’aria perché è il più facile da misurare. A preoccupare sono, soprattutto, le polveri sottili note con il nome di Pm2,5, particelle con diametro eguale o minore a 2,5 micron (millesimi di millimetro, dette anche “polveri fini”). Queste polveri sono dovute a vari tipi di cause, principalmente al riscaldamento (36,9%), al trasporto (31,8%), agli allevamenti intensivi (16,6%), all’industria (10%) e ad altre cause minori. Respirare con l’aria queste particelle è chiaro che non aiuti il mantenimento della salute. Anzi. Uno studio condotto negli Stati Uniti da Y. Wei e altri nel 2023 fornisce interessanti dati quantitativi. Sono stati stratificati 56,7 milioni di abitanti con età eguale o superiore ai 65 anni sulla base della loro residenza (che permetteva di identificare il livello di esposizione alla concentrazione atmosferica di Pm2,5). Sulla base dell’esposizione per un periodo di tre anni, i ricercatori hanno misurato il rischio di un’ospedalizzazione per una delle seguenti diagnosi: malattie ischemiche-cardiache, malattie cerebrovascolari, insufficienza cardiaca, cardiomiopatia, aritmie, aneurisma aortico.
I risultati complessivi indicano una linearità fra l’insieme delle ospedalizzazioni e la presenza di Pm2,5 in eccesso (essendo 5 g/m3 di Pm2,5 l’obiettivo di media annua introdotto dall’Organizzazione mondiale della sanità).
DONNE PENALIZZATE
L’insieme delle ospedalizzazioni per esempio per malattie cardiovascolari passava dal 2,59% per la popolazione che viveva in aree con 5g/m3 o meno di Pm2,5 a 3,35% per la popolazione esposta a Pm2,5 con una concentrazione di 9-10g/m3. Per le donne si è resistrato circa il doppio del rischio rispetto ai maschi per tutti i tipi di ospedalizzazione, eccetto per le malattie valvolari cardiache. Un altro studio dello stesso gruppo (Y. Sun e altri, 2024) ha esaminato 10,3 milioni di ammissioni ospedaliere e 24,1 milioni di ammissioni al Pronto soccorso riguardante 50,1 milioni di adulti con età superiore ai 65 anni in rapporto con il nuovo obiettivo di media giornaliera di Pm2,5 eguale o minore a 15g/m3 fissato dall’Oms. Mentre vengono confermati i dati per le malattie cardiovascolari, si rileva che il rischio è maggiore per le malattie respiratorie. Anche per questi risultati le donne hanno maggiori ospedalizzazioni rispetto ai maschi.
ITALIANI A RISCHIO
I dati in Italia indicano che l’esposizione ai Pm2,5, molto disomogenea secondo le Regioni, sarebbe responsabile per circa 50 mila morti premature. Non dimentichiamo che nella Pianura padana l’esposizione a Pm2,5 può arrivare per parecchi giorni a 76g/m3. È urgente migliorare la situazione. Diminuire l’esposizione ai Pm2,5 modificando i fattori che l’alimentano deve divenire una priorità nell’ambito del programma di prevenzione del Servizio sanitario nazionale.