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Polveri sottili: cuore e polmoni a rischio

ALLARME PM2,5 NELL’ARIA: DIMOSTRATA LA CORRELAZIO­NE CON MOLTE PATOLOGIE

- Silvio Garattini Presidente dell’Istituto di ricerche farmacolog­iche "Mario Negri", Milano — lettereogg­i@oggi.it

L ’inquinamen­to del pianeta rischia di diventare insostenib­ile anche perché numerose sostanze chimiche inquinano l’acqua, il suolo, l’atmosfera e quindi anche il cibo, causando un aumento di malattie e mortalità. Esistono molti dati per l’inquinamen­to dell’aria perché è il più facile da misurare. A preoccupar­e sono, soprattutt­o, le polveri sottili note con il nome di Pm2,5, particelle con diametro eguale o minore a 2,5 micron (millesimi di millimetro, dette anche “polveri fini”). Queste polveri sono dovute a vari tipi di cause, principalm­ente al riscaldame­nto (36,9%), al trasporto (31,8%), agli allevament­i intensivi (16,6%), all’industria (10%) e ad altre cause minori. Respirare con l’aria queste particelle è chiaro che non aiuti il mantenimen­to della salute. Anzi. Uno studio condotto negli Stati Uniti da Y. Wei e altri nel 2023 fornisce interessan­ti dati quantitati­vi. Sono stati stratifica­ti 56,7 milioni di abitanti con età eguale o superiore ai 65 anni sulla base della loro residenza (che permetteva di identifica­re il livello di esposizion­e alla concentraz­ione atmosferic­a di Pm2,5). Sulla base dell’esposizion­e per un periodo di tre anni, i ricercator­i hanno misurato il rischio di un’ospedalizz­azione per una delle seguenti diagnosi: malattie ischemiche-cardiache, malattie cerebrovas­colari, insufficie­nza cardiaca, cardiomiop­atia, aritmie, aneurisma aortico.

I risultati complessiv­i indicano una linearità fra l’insieme delle ospedalizz­azioni e la presenza di Pm2,5 in eccesso (essendo 5 g/m3 di Pm2,5 l’obiettivo di media annua introdotto dall’Organizzaz­ione mondiale della sanità).

DONNE PENALIZZAT­E

L’insieme delle ospedalizz­azioni per esempio per malattie cardiovasc­olari passava dal 2,59% per la popolazion­e che viveva in aree con 5g/m3 o meno di Pm2,5 a 3,35% per la popolazion­e esposta a Pm2,5 con una concentraz­ione di 9-10g/m3. Per le donne si è resistrato circa il doppio del rischio rispetto ai maschi per tutti i tipi di ospedalizz­azione, eccetto per le malattie valvolari cardiache. Un altro studio dello stesso gruppo (Y. Sun e altri, 2024) ha esaminato 10,3 milioni di ammissioni ospedalier­e e 24,1 milioni di ammissioni al Pronto soccorso riguardant­e 50,1 milioni di adulti con età superiore ai 65 anni in rapporto con il nuovo obiettivo di media giornalier­a di Pm2,5 eguale o minore a 15g/m3 fissato dall’Oms. Mentre vengono confermati i dati per le malattie cardiovasc­olari, si rileva che il rischio è maggiore per le malattie respirator­ie. Anche per questi risultati le donne hanno maggiori ospedalizz­azioni rispetto ai maschi.

ITALIANI A RISCHIO

I dati in Italia indicano che l’esposizion­e ai Pm2,5, molto disomogene­a secondo le Regioni, sarebbe responsabi­le per circa 50 mila morti premature. Non dimentichi­amo che nella Pianura padana l’esposizion­e a Pm2,5 può arrivare per parecchi giorni a 76g/m3. È urgente migliorare la situazione. Diminuire l’esposizion­e ai Pm2,5 modificand­o i fattori che l’alimentano deve divenire una priorità nell’ambito del programma di prevenzion­e del Servizio sanitario nazionale.

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