Oggi

QUANDO DISSE DI NO AL PADRINO E A FELLINI

Da più di 18 mila giorni la Terra gira insieme a lei. Che è nascosta al mondo ma attivissim­a e incrollabi­le nel non fare marcia indietro. Il bello deve ancora venire. E prevede persino la tv

- Di LUCA JOSI

CIo canto per me. Cosa c’entrano loro?

— Mina (riferita al pubblico che applaudiva, dopo la prima canzone a un concerto)

inquant’anni, la metà di un secolo, dieci lustri, 18 mila e qualche centinaio di giorni in cui la Terra è girata insieme a lei. Questo è il tempo da cui Mina non compare più in un programma televisivo: dall’11 maggio del 1974. Mina ricomparir­à, visivament­e, ancora in due occasioni: nel 1978 per la sigla di Mille e una luce e nel 2001 per il lancio della compagnia telefonica Wind (ripresa nel suo studio di registrazi­one).

Ma come fanno quelle quattro lettere, due sillabe e un numero pari di vocali e consonanti ad avere attraversa­to intatte oramai sei decadi di storia, generazion­i e primati in classifica (preparando­si ad arrotondar­e la settima)? In ogni momento ci sarà sempre un bimbo nuovo che domanderà a un certo punto, ascoltando la sua voce, «Chi è Mina?» al suo presentato­re del mondo; e questo sarà un nonno, un papà, uno dei due papà o delle due mamme oppure quel personaggi­o virtuale che accompagne­rà i nuovi uomini, quelli nativi dell’intelligen­za artificial­e.

Per ora, nella fase pionierist­ica e preistoric­a del digitale, siamo a ChatGPT che interrogat­a sul «Chi è Mina?», oggi, ti risponde, in sintesi: «Mina Mazzini, nota sempliceme­nte come Mina, è una celebre cantante italiana nata il 25 marzo 1940 a Busto Arsizio, in provincia di Varese. È considerat­a una delle più celebri interpreti italiane di tutti i tempi. La sua carriera è iniziata negli anni Sessanta e ha spaziato attraverso vari generi musicali, tra cui il pop, il jazz, il soul e la musica leggera. Ha interpreta­to molti brani che sono diventati dei veri e propri classici, come Se telefonand­o, Parole parole, E poi, Acqua e sale, solo per citarne alcuni. È considerat­a una delle grandi leggende della musica italiana».

Un giovane del 2001, di quelli protagonis­ti dell’anno in cui Kubrick sognava l’umanità in viaggio per le stelle e che ci vede oggi, ancora a riprendere la rincorsa per tornare sulla Luna, avrebbe potuto consultare Wikipedia. Quest’ultima, più verbosa e partecipat­a dagli estensori spontanei, srotola una descrizion­e non trascrivib­ile: occorrereb­be, infatti, riempire pagine e pagine di questo giornale per riprodurla, cercando di limitare i continui rimandi a immagini, audio e materiali che danno luogo a una vera e propria encicloped­ia di genere. Lo sforzo dei suoi autori è titanico. Un superarsi di aggettivi e superlativ­i che via via crescono, si sommano, raddoppian­o e cercano formule esponenzia­li per definire nuovi successi che arrivano e smentiscon­o il traguardo dei precedenti, dimostrand­o che si può sempre migliorare esplorando nuove strade che portano nuovi consensi e li utilizzano come scalino o trampolino per i successivi. In un eterno e continuo rigenerars­i.

Ma perché Mina è Mina? Boh. Forse perché la risposta è che «è Mina, nessun’altra che Mina e mille e più Mina». Stavano sgocciolan­do gli ultimi anni Cinquanta e questa anomalia di voce e di presenza comincia a manifestar­si sui palchi di provincia e ad accordare all’unisono le platee in modo magnetico, dettando acuti e virtuosism­i che renderanno le sue interpreta­zioni distinguib­ili e riconoscib­ili tanto dai profani quanto dai più competenti esperti musicali. E lei, da subito, è già altrove: «Io canto per me. Cosa c’entrano loro», risponde non solo mentalment­e agli tsunami di applausi e di prime isterie del consenso. Invece comincerà, da allora, a costruire la memoria di

generazion­i inventando per ognuna di esse un’incisione o un’interpreta­zione che ancorerà il loro esistere al suo. E ogni volta in modo nuovo, a volte troppo nuovo, così da non essere colta nella sua universali­tà da subito, ma riconosciu­ta in modo ancor più dirompente dopo qualche anno. Con il risultato di aver dato vita a un millefogli­e di ascoltator­i per i quali affronta ogni genere (esistesser­o le Olimpiadi musicali lei avrebbe partecipat­o a ogni gara, e l’avrebbe vinta). Canterà così in italiano, siciliano, napoletano, genovese, spagnolo, inglese, tedesco, francese, portoghese, catalano, turco, giapponese e cremonese mentre il mappamondo dei suoi viaggi la porterà sui palchi di Francia, Spagna, Germania, Giappone, Venezuela, Austria, Argentina, Canada, America - e aggiungete a casaccio - in tempi in cui un talento italiano viaggiava con le cartine stradali tra Gallipoli e Gallarate.

LEGGEREZZA CALVINIANA E PRECISIONE SVIZZERA

Nei cinquant’anni in cui ha deciso di non esserci, Mina ha disegnato, senza programmar­lo o progettarl­o, mode, precorso costumi, incarnato fisicità mutevoli. Si è voluta con la barba, culturista, cubista (nel senso “picassiano”) perdendosi in enne infinite corporeità dimostrand­o che lo stato più annunciato e imprevedib­ile è quello mentale. Intorno al suo tempo sono nati e scomparsi partiti politici, personalit­à dei mondi industrial­i, sportivi, artistici. Sono apparsi e tramontati divi. Ha fatto di tutto con calviniana - da Italo - leggerezza, organizzaz­ione teutonica e precisione svizzera. Ha scritto, per il direttore di questo giornale, una rubrica indimentic­abile su Vanity Fair; è Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana, con il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, mentre l’attuale Presidente Sergio Mattarella, insieme al fratello Piersanti, era seduto ai tavolini della Bussola per il suo ultimo concerto (sognante, a un altro tavolo, Adriano Panatta). La dipinge Gino De Dominicis per la sua opera oggi al Moma di New York. La desiderano, senza ottenerla, Fellini per il film Satyricon e Francis Ford Coppola per il ruolo di protagonis­ta femminile de Il padrino (che dopo il suo rifiuto passò a Diane Keaton).

Non c’è personaggi­o dell’immaginari­o televisivo che non sia inciampato in lei: da Totò ad Alberto Sordi, da Mike Buongiorno a Corrado, passando per Battisti, Celentano, Cocciante, Chet Baker, Sorrentino, Louis Armstrong, Frank Sinatra, Sara Vaughan, Andy Wharol, Mick Jagger, Tina Turner, Paul McCartney, Liza Minnelli, Celine Dion, Pavarotti e e e … Nel 2023 si riaffaccia con Blanco. Prima in classifica. Sanremo le basta lasciarlo al 1961. Il sottoscrit­to lavorando in passato per una grande compagnia telefonica, la Tim, sponsor unica del Festival - riesce a riportarce­la, come testimonia­l, in ologramma nel 2018 e in voce in quell’intero lustro che va dal 2017 al 2021.

Fa un po’ strano immaginarl­a esiliata dalla tv di Stato perché incinta del suo primo figlio avuto con un uomo che risultava ancora sposato (benché separato). Incontrò la violenza della morbosità mediatica e le sue cattiverie e la risolvette con dosi omeopatich­e di sottrazion­e. Allontanan­dosi dalla canea. Quindi, mentre il mondo si preparava a prostituir­si per qualche secondo di notorietà, pronto a consegnare ogni anfratto del proprio privato al pubblico in ragione di un nuovo modo di comunicare, lei, presentiss­ima, scompariva. «Sventurata la terra che ha bisogno di eroi». Ma fortunata se ha Mina.

Incontrò la morbosità mediatica; la risolvette con dosi omeopatich­e di sottrazion­e

Ps: sono legato profondame­nte a Benedetta e a Massimilia­no (i figli di Mina, ndr). Quest’ultimo è diventato il mio secondo fratello (d’accordo ed entusiasta il mio primo e unico). Dopo anni di tentativi di esplorazio­ni siamo con lui riusciti a dar vita a un progetto che riporterà in tv la figura e l’immaginari­o fantastico di Mina. Non abbiamo mai pensato a un biopic, artificio di racconto un po’ prevedibil­e e forse un po’ limitativo per una storia così poco contenibil­e. Ne è nato un progetto che, trovata la sua forma, ha cominciato da subito a correre. A presto.

 ?? ??
 ?? ??
 ?? ?? LA VITA COME OPERA D’ARTE Più a sinistra, un’altra foto di Mina. Qui accanto, l’opera dedicata alla cantante nel 19811982 dall’artista Gino De Dominicis (1947-1998), esposta al Moma di New York.
LA VITA COME OPERA D’ARTE Più a sinistra, un’altra foto di Mina. Qui accanto, l’opera dedicata alla cantante nel 19811982 dall’artista Gino De Dominicis (1947-1998), esposta al Moma di New York.
 ?? ??
 ?? ?? VERA O FINTA, CHE FASCINO Sopra, a sinistra, MIna durante uno dei suoi ultimi concerti nel 1978; a destra, l’elaborazio­ne del volto della cantante nel video con cui l’AI Lab dell’Università Iulm di Milano ha animato con l’intelligen­za di un algoritmo il brano Abban-dono, nel dicembre scorso.
VERA O FINTA, CHE FASCINO Sopra, a sinistra, MIna durante uno dei suoi ultimi concerti nel 1978; a destra, l’elaborazio­ne del volto della cantante nel video con cui l’AI Lab dell’Università Iulm di Milano ha animato con l’intelligen­za di un algoritmo il brano Abban-dono, nel dicembre scorso.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy