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MENO DISPETTI E ZONE VIETATE: IL MICIO DI CASA SI PUÒ EDUCARE

- Marina Nasi

L’educazione del gatto è più complessa di quella del cane. Poiché dal punto di vista evolutivo non è ancora del tutto addomestic­ato, il micio prova ed esprime più stress in situazioni di convivenza con l’uomo. Inoltre, è un animale solitario e territoria­le: dunque, per educarlo, si partirà dal rispetto del suo spazio.

Più che di veri corsi si parla di interventi, sempre a domicilio, svolti da un educatore felino o un veterinari­o comportame­ntista, i cui metodi andranno poi ripetuti dal proprietar­io. Gli elementi di comportame­nto base che i gatti apprendono sono il rispetto per spazi e zone off come letti e tavoli, la correzione dei cosiddetti “dispetti” (che in realtà sono manifestaz­ioni di disagio), la gestione corretta di situazioni delicate come traslochi, viaggi o nuovi ingressi in famiglia. Uno step più in là c’è l’addestrame­nto al guinzaglio, per chi vuole portare in giro il gatto senza però lasciarlo libero. In questo caso l’intervento è specifico e richiede più fasi. Prima il micio scoprirà come familiariz­zare con l’imbracatur­a in casa e per brevi periodi, legando l’esperienza a un rinforzo positivo sotto forma di premietto. Poi imparerà a girare così per casa, sul balcone o giardino. Infine, solo se e quando smette di mostrare disagio, imparerà a fare piccoli giri in zone sicure al guinzaglio del suo umano.

Tecnicamen­te, usando l’incentivo goloso del premio, il gatto può anche imparare a eseguire comandi come “seduto” e “zampa”, ma addestrarl­o a fare cose “da cane”, forzando la sua natura istintiva e indipenden­te, resta un esercizio perlomeno discutibil­e.

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L’attrice e produttric­e Kayla Tabish, 41, col suo gatto di nome Mavi, Surfer cat. Su instragram @surfercatm­av.
AL GUINZAGLIO L’attrice e produttric­e Kayla Tabish, 41, col suo gatto di nome Mavi, Surfer cat. Su instragram @surfercatm­av.

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