MENO DISPETTI E ZONE VIETATE: IL MICIO DI CASA SI PUÒ EDUCARE
L’educazione del gatto è più complessa di quella del cane. Poiché dal punto di vista evolutivo non è ancora del tutto addomesticato, il micio prova ed esprime più stress in situazioni di convivenza con l’uomo. Inoltre, è un animale solitario e territoriale: dunque, per educarlo, si partirà dal rispetto del suo spazio.
Più che di veri corsi si parla di interventi, sempre a domicilio, svolti da un educatore felino o un veterinario comportamentista, i cui metodi andranno poi ripetuti dal proprietario. Gli elementi di comportamento base che i gatti apprendono sono il rispetto per spazi e zone off come letti e tavoli, la correzione dei cosiddetti “dispetti” (che in realtà sono manifestazioni di disagio), la gestione corretta di situazioni delicate come traslochi, viaggi o nuovi ingressi in famiglia. Uno step più in là c’è l’addestramento al guinzaglio, per chi vuole portare in giro il gatto senza però lasciarlo libero. In questo caso l’intervento è specifico e richiede più fasi. Prima il micio scoprirà come familiarizzare con l’imbracatura in casa e per brevi periodi, legando l’esperienza a un rinforzo positivo sotto forma di premietto. Poi imparerà a girare così per casa, sul balcone o giardino. Infine, solo se e quando smette di mostrare disagio, imparerà a fare piccoli giri in zone sicure al guinzaglio del suo umano.
Tecnicamente, usando l’incentivo goloso del premio, il gatto può anche imparare a eseguire comandi come “seduto” e “zampa”, ma addestrarlo a fare cose “da cane”, forzando la sua natura istintiva e indipendente, resta un esercizio perlomeno discutibile.