Se la vostra azienda vi “spia” dalla faccia
Il riconoscimento del viso per controllare le presenze sul lavoro è vietato, ha dichiarato il Garante della privacy. Ma molte imprese continuano a farlo
La pratica del riconoscimento facciale è stata introdotta da alcune aziende come uno strumento efficiente per monitorare la presenza dei dipendenti sul posto di lavoro. Tuttavia, questo controllo è illecito perché implica la raccolta e l’archiviazione di dati biometrici sensibili, quali le impronte digitali e le caratteristiche facciali uniche di ogni singolo individuo. Nelle scorse settimane il Garante della privacy ha dichiarato che il riconoscimento facciale per controllare le presenze sul posto di lavoro viola il diritto alla riservatezza dei dipendenti e ha sanzionato cinque società di raccolta smaltimento rifiuti che trattavano illecitamente dati biometrici. Le aziende multate, secondo il Garante, avrebbero dovuto utilizzare sistemi meno invasivi per controllare la presenza dei propri dipendenti e collaboratori sul luogo di lavoro, come per esempio il badge.
Come funziona. I lavoratori possono accorgersi dell’uso del riconoscimento facciale nei luoghi di lavoro in diversi modi. Innanzitutto, le aziende sono tenute a comunicare in modo chiaro e trasparente ai dipendenti l’introduzione di qualsiasi sistema di sorveglianza. Inoltre, nei luoghi di lavoro in cui viene utilizzato il riconoscimento facciale potrebbero essere installati dispositivi hardware, come telecamere o scanner, visibili agli impiegati. Infine, l’introduzione del riconoscimento facciale potrebbe comportare modifiche nelle procedure di accesso al luogo di lavoro o nella registrazione delle presenze: per esempio, potrebbero essere introdotti tornelli o varchi di accesso che richiedono la scansione facciale per l’ingresso.
Come difendersi. Se hanno dubbi o preoccupazioni, i lavoratori devono rivolgersi ai rappresentanti sindacali o alle autorità competenti per ottenere assistenza e chiarimenti.